Ci sono due cose che mi hanno colpito tanto in ‘Silver linings playbook’, ‘Il Lato positivo’ per noi. Una è il primo tempo strepitoso, con dei dialoghi folgoranti. La seconda è il doppiaggio italiano che porta la Tiffany/Lawrence a definirsi “smandrappata”. L’orribile resa linguistica, con ruzzle che ha sostituito il vocabolario, non cancella però la sostanza: il personaggio dell’attrice premio Oscar è proprio smandrappato, oltre che ninfomane e disturbato. Ed è intrecciato a quest’orlo precario, prima che argenteo, che percorre tutto il film.

Un confine che è anche cuore: ‘Il Lato Positivo’ è un film bipolare. Lo è dalle surreali schizofrenie dei protagonisti fino alle due parti della pellicola, la prima sensazionale e la seconda convenzionale. Ma se alla fine scappa una lacrimuccia la missione è decisamente compiuta.

Dicevamo della Lawrence. L’Oscar la valorizza forse oltremodo, ma la sua interpretazione è tutt’altro che da buttare, anzi. La sua entrata in scena è un tuono nero, come la sua esplosione nella tavola calda. La ragazza sta crescendo. Ma più bravo di lei è il camaleontico, lui sì, e intenso Bradley Cooper. Sono lontani gli sfondi di ‘Hangover’: questo è un attore vero. Bravo De Niro, che finalmente non gigioneggia e si cuce addosso un ruolo vero. Brava anche Jackie Weaver, che i più attenti ricorderanno nella rivelazione indipendente australiana ‘Animal Kingdom’. Maturato il regista David O. Russell, che dopo il ruvido ‘The Fighter’ si conferma osservatore attento (con ironia, in questo caso) dei rapporti umani.

Insomma una commedia romantica striata di dramma che tiene sul filo per più di un’ora, tra scatti d’ira improvvisi e tenerezze, lettere e telecomandi, Martingala (se sapete cos’è) e spruzzi di Footloose/Dirty Dancing. Sì, proprio loro. Finale prevedibile, colonna sonora sontuosa. La media è 5, ma è tutt’altro che un brutto voto.