Una partita da vincere contro una squadra che avrebbe lasciato giocare ripartendo in contropiede. La trasferta in terra emiliana aveva i profili chiari.
Pioli recupera gli squalificati Benacer e Calhanoglu schierandoli davanti alla difesa e largo a sinistra. 4 – 3 – 3 classico che, al solito, dà risultati scadenti. Non c’è possibilità che si provi a cambiare modulo. Caldara mandato in Primavera a fare minutaggio e Suso ancora inutilmente picchettato a destra. Un cross per l’apparato Piatek nei primi 44 minuti: questo tutto il lavoro dello spagnolo che, almeno sulla carta, dovrebbe fare la differenza.
Sacchi, nel suo calcio totale, lo ha insegnato e Pioli, sabato in conferenza stampa, lo ha ribadito: chi ha la palla, se i compagni si muovono bene, dovrebbe avere due o tre opzionò di gioco. Ebbene, questo nel Milan attuale non avviene e i passaggi sono spesso oltre i cinque metri. Mancano sincronismi e coralità. Inoltre la palla è tornata a passare dai due centrali, con sconcertante lentezza e sterilità.
Il Milan parte bene grazie alla volontà. Pressing altissimo, recupero palla alto, e due conclusioni nei primi cinque minuti: Calhanoglu e Romagnoli di testa. Finito il Milan dei primi 45 minuti. Ogni tanto qualche imbucata con stop sbagliati, tiri fiacchi e imprecisi e colpi di testa molli.
Nella ripresa Pioli indica a Suso di entrare maggiormente verso il centro del campo. Avvicinandosi alla zona centrale dell’area può scambiare da vicino con Bonaventura e Calhanoglu . È Suso a tirare per primo nella ripresa, già quando il cronometro segna 60 minuti. Il Parma di difende in maniera ordinata. Ci vorrebbe un colpo di genio, ma di fenomeni questa rosa non ne ha. Anche la qualità dei cross è scadente. La controprova è che il Milan, insieme proprio al Parma, è l’unica squadra in serie A che non ha ancora segnato da corner. Ma cross e tiri non si possono allenare?!
Pioli ha sostenuto come Leao non sia una prima punta ma lo mette al posto del deludente Piatek al minuto 64. La solfa non cambia, il Milan gioca benino sino ai 25 metri, poi si perde. Manca la qualità invocata da Pioli. Tiro in curva dal limite di Leao al 70, imbucata molle di Calhanoglu un minuto dopo, tiro fuori dallo stadio dal limite di Suso al 80. Di episodi ce ne sono da farsi venire il vomito.
La perenne lentezza della manovra, anche avvicinandosi alla fine della partita, fa capire come probabilmente la vittoria, il pareggio o la sconfitta non cambino l’umore dei rossoneri in campo. Non hanno spina dorsale perché messi così in discussione, con voci di mercato e critiche, dovrebbero perlomeno dare di più. Probabilmente aveva ragione Gattuso che, vista la mancanza di carattere e forse di un progetto, ha preferito togliere il disturbo. La squadra dello scorso anno, con tutti i problemi avuti (ricordate la vicenda Higuain?) aveva terminato al quinto posto. Ora, vero che manca Bakayoko rispetto alla scorsa stagione, ma in generale la rosa sulla carta dovrebbe essere stata migliorata.
Sono arrivati i tre punti, grazie al gol casuale di Hernandez, propiziato dalla conclusione Bonaventura. Proprio a proposito di Jack, specialmente visto l’andamento, avrebbe dovuto giocare più avanti. Ha una qualità superiore agli altri ma, se si guardassero forma e impegno, Suso sarebbe seduto in panchina e, il suo continuo impiego, resta un mistero.