In montagna, dove mi sono trovato per Milan – Roma, sino allo scorso anno al bar ci sarebbe stato il “tutto esaurito”. Oggi eravamo in due. Questo non per via del distanziamento o assembramento, bensì per una sorta di disaffezione al calcio. Non conosco i numeri delle TV, che peraltro non sempre sono veritieri, ma la sensazione è che il calcio non sia più la soluzione a tutto. Questa pandemia, con le attuali preoccupazioni economiche, probabilmente ci segnerà ancora a lungo.
Una delle assurdità del calendario è quella legata agli orari di gioco. 17:15 è un’ora senza senso che mette in crisi di energia i giocatori, specie con questa frequenza di partite. Così come 21:45. Quando ero bambino a quell’ora ero a letto da un pezzo, oggi da genitore non riesco a imporre a mio figlio di andare a letto almeno sino al termine del primo tempo. Nessuno capisce i vantaggi, neppure da chi si occupa di TV me lo ha saputo spiegare bene.
Detto questo, siccome non mi perdo un minuto di Milan (e non solo), sapevo chiaramente che l’impegno con la Roma non era certo come quello con il Lecce. Squadre corte, linee di passaggio chiuse e pressing sono stati gli ingredienti del primo quarto d’ora. Milan incapace di costruire qualcosa di concreto con i soli lanci lunghi quali possibile soluzione è Roma a provare ad imbastire azioni palla a terra. Il secondo quarto d’ora ha visto i romanisti maggiormente pericolosi con una conclusione di Djeko di testa, dopo deviazione di Kessie, fuori di pochissimo. Poi, negli ultimi 15 minuti del primo tempo è stato il Milan a giocare con più efficacia trovando buone transizioni offensive e conclusioni, in un paio di circostanze con Jack Bonaventura in particolare, che sarebbero potute essere più efficaci. Rebic è parso in chiaro affanno, gli esterni hanno spinto poco con gli interni più offensivi solo nel finale. Kjaer, insieme a Bennacer, è stato il migliore tra i rossoneri nel primo tempo.
Nella ripresa il caldo è ancora protagonista e la fatica si fa sentire. È evidente di come la partita possa risolversi su una giocata da una parte o dall’altra. Il Milan tiene maggiormente il pallino del gioco. Entrano Saelemaekers e Paquetà per Bonaventura e Castillejo. Il Milan continua a spingere. Calhanoglu si trova di fronte a Mirante che devia in angolo di tacco, un minuto dopo ancora il portiere giallorosso protagonista su conclusione da fuori di Paquetà. La Roma sembra più stanca, probabilmente anche a causa dei due giorni in meno di sosta. Fonseca toglie Djeko a 20 dalla fine per un altro ex che non ha lasciato il segno: Kalinic. Il caldo gioca un brutto scherzo a Spinazzola che sbaglia il retropassaggio a un quarto d’ora dalla fine. Rebic riparte dimenticandosi la palla ma recuperando per Paquetà. Seguono in quattro in area. Il cross viene addomesticato da Saelemaekers per Kessie. Girata al volo con parata di Mirante sui piedi di Rebic. Conclusione deviata sul palo con un miracolo ancora da Mirante ma la palla torna ancora a Rebic che mette in rete.
È l’episodio che si attendeva ed era nell’aria. Il Milan ha la capacità di non fermarsi, grazie anche alla benzina terminata nella Roma. La prima discesa sino in fondo di Hernandez, con triangolo di Diawara, provoca il fallo da rigore di Smalling che Calhanoglu trasforma. Partita finita e tre punti preziosi, specie in vista del duplice impegno con Juve e Lazio. Un test superato bene che ha confermato la buona condizione e la bontà del lavoro di Pioli, un professionista che merita rispetto a prescindere da come andranno le cose. Calhanoglu è diventato uno dei leader di questa squadra. Prezioso, come Bennacer, che ha sempre giocato da Gattuso in poi. Evidentemente le qualità sono conclamate. Sicuramente questa rosa ha dei limiti, in primis a livello realizzativo, ma non è totalmente da buttare. Mi sarebbe piaciuto vederla con Gattuso in panchina dall’inizio stagione. Ma con il senno di poi siamo tutti bravi.