C’è solo un modo per poter sperare di battere la Juventus. Si chiama intensità. Il Milan l’aveva messa in mostra all’andata, sia in campionato che in Coppa Italia che, per quanto possibile per forma, al ritorno in campo post Covid.
La palla invece questa sera per 60 minuti andava lentissima, bene per la Juve, che ha qualità maggiori. Il primo tempo è stato equilibrato con la Juve molto pericolosa sui calci da fermo mentre il Milan a concludere sporco per due volte con Ibra. Bene l’idea di venire incontro dello svedese lasciando la profondità a Rebic, comprensibilmente sottotono da qualche partita perché sarebbe impensabile vederlo sempre a tutta, mentre inutile, se non deleterio, vedere il gigante numero 21 a centrocampo. Nella ripresa Pioli mette Calhanoglu, giocatore del quale si è sentita la mancanza nel primo tempo. Il turco non è in forma ma in questo momento è imprescindibile.
La lentezza del giropalla nel Milan si trasforma anche in mancanza di agonismo. I bianconeri vincono tutti i contrasti al punto che Rabiot, partendo dalla propria trequarti, si fa tutto il campo saltando due svogliati Bennacer e Kessie a inizio azione, superando facilmente Hernandez e poi, accentrandosi dopo 50 metri palla al piede e battendo Donnarumma complice la mancanza della chiusura di Romagnoli. Pochi minuti dopo su un lancio lungo Romagnoli e Kjaer si ostacolano saltando di testa e lasciando Ronaldo libero di raddoppiare.
Il raddoppio di fatto chiuderebbe la partita se non fosse che queste regole senza senso regalino al Milan un rigore assurdo. L’arbitro ammonisce Rebic per tocco di mano in area. Nessuno protesta. Il VAR chiama e rettifica. Rebic ha colpito di petto e la palla è finita sul braccio largo, ma neanche tanto, di Bonucci. La trasformazione di Ibra rianima i rossoneri, stile scarica elettrica. Aumentano i giri dei rossoneri mentre la Juve attraversa due inaspettati minuti di black out durante i quali Kessie prima e Leao dopo segnano i gol del pareggio e del vantaggio. Situazione da fantascienza. Purtroppo manca ancora tanto tempo, oltre 20 minuti.
Il Milan ha l’inerzia dalla propria e anche le motivazioni. Rebic impegna Szczecin con Leao che si mangia Alex Sandro senza però riuscire a concludere. In compenso l’esterno bianconero impazzisce dando una palla centrale in area verso Rugani. Jack intercetta, serve Rebic che segna con fucilata di prima. Il 4 a 2 conferma come le motivazioni possano fare la differenza. La Juve, specie dopo la sconfitta della Lazio a Lecce, era motivata solo dal proprio orgoglio. Per il Milan invece l’appuntamento era d’importanza centrale nella corsa all’Europa.
Sino a quando il Milan è stato compassato, forse con anche un pizzico di timore reverenziale e la speranza di poter portare a casa la gara con un episodio, le differenze si sono viste. Proprio negli episodi. Poi il gol ha fatto da sveglia. Il Milan si è ricordato di essere in forma, ha iniziato a crederci e la Juve l’ha vista veramente poco. Gli errori banali dei bianconeri sono stati sinonimo di mancanza di concentrazione e così, dopo tanto tempo, noi rossoneri abbiamo potuto vivere una bella serata.