Dire chi meriti di andare in Champions tra Milan, Inter, Roma e Atalanta non è facile. Ora tutti vedono la Dea come magnifica elevandola a squadra che esprime il miglior gioco del campionato. La corsa all’Europa che conta però non è uno sprint, bensì una maratona. E così, nelle 37 partite giocate, tutte queste squadre hanno vissuto momenti di gloria, pochi, e altri di pena, molti. E questo tutte e quattro le squadre, la classifica lo testimonia con la zona Champions accessibile a neanche 70 punti.
La costante del Milan in questa stagione è stato il giro palla dietro e l’attesa bassi per ripartire. La partita con il Frosinone non è stata eccezione. Contro la squadra che aveva subito più gol nei primi tempi, in una partita solo da vincere, il Milan ha tirato in porta una sola volta nei primi 45 minuti. Oltre a questo qualche palla pericolosa che non ha centrato lo specchio, quella di Bakayoko a pochi centimetri dal gol, e nulla più.
Gattuso si affida ai fedelissimi lasciando ancora Piatek da solo in avanti. Rispetto alle passate partite questa volta una palla è stata passata al polacco, in area decentrato per un tiro non insidioso. Insomma un primo tempo da dimenticare, non degno di quasi 62 mila tifosi sugli spalti uniti in una coreografia a tutto stadio prima del fischio d’inizio.
Nella ripresa ci si aspetta un altro Milan e l’atteggiamento sembra diverso con la palla che gira leggermente più velocemente. Borini si mangia due gol e poi Abate, all’ultima con la maglia rossonera e ringraziato da tutto San Siro per la serietà che ha connotato i 10 anni in rossonero, commette un errore regalando un rigore al Frosinone. Ciano si fa stregare da Donnarumma che, così come era stato fatale a Genova con la Samp, diventa determinante nel match. La parata viene celebrata alla pari di un gol e sveglia il Milan, a partire da Gattuso che passa a due punte con Cutrone per Bakayoko, ottima la sua prova, diffidato.
Succede a quel punto una cosa fondamentale: cambia il baricentro della squadra e il Frosinone deve preoccuparsi della fase difensiva. Calhanoglu si mette davanti alla difesa al fianco di Kessie, Borini e Suso iniziano a crossare, sfruttando le sovrapposizioni (specie di Abate), e almeno due uomini sono in area. Tutta un’altra musica che da i frutti quasi subito, sei minuti dopo. Il Pistolero finalmente riceve una palla sporca in area e la trasforma in oro. Non passano 10 minuti e Calhanoglu subisce fallo al limite dell’area. Mattonella Suso che mette la partita in ghiacciaia. Per una volta non c’è da soffrire.
Gli ultimi 20 minuti vengono giocati con minor pressione, il Milan rallenta il gioco e il Frosinone prova a togliersi la soddisfazione della rete, ancora una volta negata da Donnarumma con grande parata a tre dalla fine.
In mancanza delle palpitazioni per il gioco Gattuso ne regala una più che meritata a Ignazio Abate. Il difensore cede il posto ad Andrea Conti salutato dallo stadio che gli attribuisce una standing ovation di ringraziamento per i 10 anni trascorsi con umiltà ed impegno onorando la maglia rossonera. È l’ultima a San Siro per un giocatore esempio di serietà.
I giocatori sono usciti da San Siro al coro “perché noi ci crediamo olé”. Intanto vediamo cosa succede questa sera dove ci tocca tifare Napoli e Juventus. Poi pensiamo a Ferrara.