Consigli per i lettori, cibo per il cervello. Giusto oggi esce per Santelli editore il libro “Chiamatemi ancora Anza“, dedicato a Sara Anzanello. La campionessa del mondo del 2002, scomparsa qualche mese fa, aveva iniziato a raccontare la sua vita, fatta di grandi vittorie, ma anche di momenti difficilissimi da superare.  Dall’epatite fulminante contratta quando era in Azerbaijan, al ritorno in campo dopo il trapianto di fegato, fino al linfoma che nell’ottobre dell’anno scorso se l’è portata via. Non ho letto il libro, ma non ho dubbi che valga la pena farlo: è stata la famiglia, che ho incontrato qualche settimana fa a Roma alla Hall of Fame, a voler completare la stesura del libro dopo i primi capitoli che Sara aveva scritto durante la riabilitazione dopo il trapianto. “Scrivere le dava forza ed energia”, raccontano i genitori, “Era perfettamente consapevole del ruolo sociale che gli atleti hanno nella società civile e intendeva trasmettere ai tifosi che l’hanno conosciuta la sua esperienza di vita e l’importanza della donazione degli organi. Abbiamo terminato il lavoro di Sara e pubblicato il libro per suo espresso desiderio e per celebrare il suo sorriso, la sua energia, la sua voglia di vivere».

L’altro libro si intitola ‘Capolavori‘ ed è l’ultima fatica letteraria di Mauro Berruto, l’ex ct azzurro, per i tipi di Add. Un po’ autobiografia, un po’ operazione intellettualmente ardita, ma riuscitissima: paragonare capolavori dello sport e dell’arte mettendoli a confronto con una chiave di lettura che parte dalle passioni umane è possibile solo a chi maneggia bene sia la lingua, che la cultura. E per chi invece cerca solo il ‘sangue’, vi ‘spoilererò’ che sì, Berruto parla anche della famosa vicenda di Rio de Janeiro dopo la quale lasciò la nazionale.

Infine, un testo che mi ha portato il destino, e per questo lo ringrazio, il fato: l’autore si chiama Paolo Bruschi, il titolo è “Essere campioni è un dettaglio“, la casa editrice è Scatole Parlanti. Un interessantissimo viaggio, accademico, ma non per questo noioso, attraverso eventi dello sport che possono essere usati benissimo per interpretare la Storia con la maiuscola, quella grande, delle guerre e delle lotte per i diritti civili. Curiosamente, sia Berruto che Bruschi citano un episodio, la tregua di Natale, che nel 1914 vide soldati inglesi e tedeschi sospendere le ostilità e affrontarsi, nella terra di nessuno tra le due trincee in un paese delle Fiandre, giocando a calcio con palloni improvvisati.

Avremo modo di riparlarne.