Frase numero 1, estrapolata dal contesto: “E’ vero che nella sinistra ci sono esponenti e simpatizzanti pronti a giudicare con aria di superiorità morale e questo spesso dà molto fastidio a chi la pensa diversamente”.

Frase numero 2: “Mi auguro che in questa elezione ci sia il record di votanti. Questo non significa che siamo indifferenti alle delusioni che la classe dirigente spesso ci crea, bensì perché non ci arrendiamo. Non molliamo, mai. Perché crediamo che si può fare meglio. Perché il paese è di tutti. Perché vogliamo partecipare!”.

Chi le ha dette? Un fine politologo che insegna in un’università internazionale? Un commentatore politico autorevole di una testata nazionale? O il leader nazionale di un partito italiano, anche volendosi accontentare del minimo sulla piazza?

No. Le ha dette Julio Velasco, all’interno di una lettera molto più ampia diffusa ieri, nella quale l’ex ct ha annunciato il suo appoggio nelle prossime elezioni regionali al candidato del centrosinistra, il governatore uscente Stefano Bonaccini. Tanto per esser chiari, visto che l’ha anche esplicitato ieri: Velasco, che oggi è direttore tecnico del settore giovanile della Fipav, non parla per avere un posto in Regione a elezioni eventualmente vinte, domani. Anche perché se gli interessasse la politica attiva, avrebbe accettato di fare il ministro, quando glielo chiesero.

Chi legge questo blog sa quanto stimi Velasco. E a chi non lo sa, lo dico prima: questo non è un post di politica, se non nel senso più generale del termine.

Qui il punto è un altro. In poche righe Velasco ha detto cose più vere, sulla sinistra italiana che è sicuramente la sua area di riferimento, della maggior parte dei leader della sinistra di questi anni. E il suo ragionamento sulla partecipazione si può benissimo estendere agli altri schieramenti. Aggiungo un collegamento mio: è innegabile che il fenomeno politico degli ultimi mesi siano le sardine, che stanno raccogliendo quell’adesione pubblica soprattutto tra i giovani, nella quale partiti e movimenti degli ultimi anni hanno clamorosamente fallito.

Io al posto di molti leader della nostra politica, due domande me le farei.