Io l’ho vista alla tv, ero uno tra 1 milione 491mila persone (share del 8.6%) che ha seguito il prepartita, uno tra 1 milione 722 mila (share 9,6%) che hanno guardato sulla Rai la partita tra Italia e Giappone, che ieri notte al Foro Italico ha inaugurato il mondiale di volley. Avrei voluto essere tra gli 11.170 spettatori, volontari e addetti compresi (550 in tutto) che hanno attraversato quel momento magico dal vivo, purtroppo non ho potuto.

Ho scritto volutamente tutti questi numeri perché mi sembrano pazzeschi.  Così come è senza precedenti la presenza del Presidente della Repubblica, nella circostanza Sergio Mattarella, a una partita della nazionale di volley. Mi dicono che è la prima volta, me ne stupisco e compiaccio allo stesso tempo. Perché vuol dire che l’evento ha avuto la forza di attirare la più alta carica dello Stato, ma anche che la pallavolo non c’era mai riuscita, prima.

E proprio questo è il punto.

Perché questa festa nel Colosseo del volley mandata in diretta mondiale, le immagini di Mattarella che scende in campo e chiacchiera con giocatori e ct facendo i complimenti, sono un’occasione unica ed irripetibile. Lo dico alla Fipav e alla Lega, per quel che conta la mia modesta opinione.

Non è neanche importante che l’Italia lo vinca, questo mondiale. Certo, il risultato sportivo aiuterà. Ma quello che abbiamo visto tutti, ieri, non è stata una partita. La gara è stata, soprattutto agli occhi di chi non ne capisce molto del volley giocato (e ne ha tutto il diritto), soltanto il trasferimento da un inizio emozionante a un finale travolgente, per cornice di pubblico, di cielo, di battiti del cuore.

Se sprecate anche questa occasione, come avete sprecato quasi tutte quelle che in passato il nostro volley, maschile e femminile, ha offerto a chi lo deve gestire, allora tanto vale che ci arrendiamo tutti.