TORNO ancora sul sitting volley, perché le Paralimpiadi stavolta sono state un successo mediatico e una delle discipline che ha potuto godere maggiormente dei palinsesti televisivi è proprio questa. Ne abbiamo parlato tante volte, per esempio negli ultimi due post. Ma anche negli anni precedenti: qui avevamo spiegato per la prima volta ai passanti virtuali di che cosa si tratta, grazie all’aiuto di Sofia Ghelli, trevigiana trapiantata in Inghilterra, che invece qui  aveva raccontato in prima persona la sua esperienza di volontaria in un torneo. Avevamo anche scoperto un aspetto che almeno al sottoscritto era apparso inedito: c’è una connessione chiara e diretta tra la diffusione della pratica sportiva di squadra tra i diversamente abili e il fatto di rappresentare un territorio che è stato teatro di conflitti. Diciamo che nelle terre dove si è combattuto in tempi più o meno recenti, sembra più semplice mettere insieme una squadra. Magari perché gli ex soldati e le ex soldatesse erano già abituati a fare gruppo quando combattevano. Ne avevamo parlato qui  e soprattutto qui .

Londra 2012 si è incaricata di confermare la tendenza: in finale maschile sono arrivate Bosnia e Iran, e gli ex Yugoslavi, che schieravano anche Asim Medic e Sabahudin Delalic, protagonisti proprio dell’ultimo post che vi ho linkato, hanno vinto 3-1 la finale per l’oro. Bronzo per la Germania, che ha battuto al tie-break la Russia. Nella competizione femminile, vittoria della Cina 3-1 in finale sugli Stati Uniti, terzo posto per le ragazze ucraine che hanno rifilato un 3-0 alle olandesi.