Notizie e opinioni, in ordine sparso, per il post numero seicento di questo blog. Mai come in questi giorni, cuore e testa sono un frullatore che mescola segnali distinti e distanti, per rubare un’espressione tipica di uno dei miei maestri.

La notizia riguarda l’ex ct della nazionale maschile Mauro Berruto. Quando l’ho letta, ho pensato a quello che mi ha detto in privato una persona che ha lavorato con lui negli ultimi anni: “Secondo me, Mauro non torna più ad allenare”. Probabilmente saprete già che subito dopo aver dato le dimissioni da ct, Berruto è stato ingaggiato dalla Domenica Sportiva come opinionista. La notizia di oggi è che diventerà amministratore delegato di Holden srl, come potete leggere qui, ed è molto entusiasta di questa esperienza. Holden srl controlla la Scuola Holden, i cui soci sono, come spiega il sito,  Alessandro Baricco, Oscar Farinetti, Carlo Feltrinelli e Andrea Guerra. Il nome è preso dal protagonista del romanzo di Salinger.  E mi sembra una bella coincidenza scritta da quel grande narratore che è il destino, perché onestamente a una persona come Mauro il mondo del volley cominciava a stare stretto come a Holden Caulfield quello della scuola da cui viene espulso nel romanzo. Non so se tornerà mai a fare l’allenatore di pallavolo: secondo me sì, magari a un livello più basso, magari con i giovani, magari tra qualche anno. Conoscendolo, però, credo che al momento lui sia più felice di stare altrove, in un mondo di lettere nel quale aveva già iniziato a prendere cittadinanza con i suoi bei libri. All’amico auguro buona fortuna, a quelli che usavano le sue passioni extrapallavolistiche come arma per criticarlo, dico: ora divertitevi pure, ma nessuno mi toglie dalla testa che se Berruto lascia il volley, culturalmente siamo tutti un po’ più poveri. Soprattutto quelli che subiscono la cultura degli altri come una minaccia per la loro.

Uno che il volley l’ha lasciato chiudendosi la porta alle spalle, e ora ci sta rientrando dalla finestra, è l’altro ex ct Gian Paolo Montali. Dopo gli anni nel calcio ad altissimi livelli, ora è, tra le altre cose, il consulente che lo sponsor Dhl ha piazzato all’interno di Modena volley per controllare (legittimamente) come vengono spesi i soldi investiti. Questo è un passaggio cruciale, ci torneremo dopo.

Montali finora era rimasto molto defilato, probabilmente conoscendo benissimo l’effetto che comportava un suo passaggio alla Modena che pallavolisticamente l’aveva sempre visto come avversario. Ne avevamo già parlato qui, e mi sa che il titolo di quel post fosse involontariamente profetico. Perché in questi giorni Montali non è…rimasto seduto, intervenendo pubblicamente sul caso di Earvin Ngapeth e sul suo ritorno in campo dopo la sospensione del francese: che ha investito tre persone (fortunatamente, senza conseguenze tragiche) in una notte di Modena, è scappato, e si è costituito tre giorni dopo. Montali è entrato su temi che dovrebbero riguardare la società, come potete leggere su volleyball.it. E qui la vicenda si fa spinosa e diventa dilemma.

Perché è giusto che chi investe (stesso verbo di Ngapeth, ma significato molto diverso) tanti soldi possa fare presente al club, in questo caso Modena, i rischi di un ‘ritorno d’immagine’ negativo se l’errore umano (non sportivo) del francese venisse trattato con troppa leggerezza. Ma impuntarsi per stabilire quando farlo tornare a giocare è qualcosa di diverso, qualcosa che diventa quasi un’ingerenza nella vita del club che va oltre il rapporto finanziatore-finanziato. Aggiungo una considerazione, che magari Montali e la Dhl non possono fare, sulle persone coinvolte. Conosco troppo bene sia la presidentessa Catia Pedrini che l’allenatore Angelo Lorenzetti, per non essere strasicuro di una cosa: in questo momento si arrovellano più per trovare la soluzione per far crescere l’uomo Ngapeth, che non per recuperare quello che fino a qualche settimana fa era il miglior schiacciatore del mondo. E lo farebbero anche per un giocatore scarso. Credo che, subito dopo i tre investiti, quelli che stanno vivendo peggio queste settimane siano loro due, Catia e Angelo, che Ngapeth hanno sempre trattato e continuano giustamente a trattare come un figlio. Con le pene che chi è genitore ben conosce.

Nel merito del comportamento di Ngapeth: non sono tra quelli che pensano che lo sportivo e l’uomo debbano essere considerati separatamente, soprattutto quando si tratta di personaggi pubblici. Per capirci con un esempio: tra i maradoniani che idolatrano l’asso sportivo chiudendo un occhio sulla persona discutibile, e gli antimaradoniani che danno più peso alle colpe dell’uomo che non al suo genio calcistico, io non sto con nessuno dei due. Sarebbe troppo comodo, per usare un termine diventato di moda in questi anni per far sparire i debiti, avere una ‘bad bank’ personale dove far finire i propri errori. Per me Maradona, e così Balotelli, e così Ngapeth, sono (come me e come tutti) l’insieme di tutte le loro sfaccettature. In più, guadagnando soldi e osanna dalla loro natura di personaggi pubblici, devono essere disposti a sottoporsi a limitazioni della loro sfera privata, a capire che per loro certe giustizie devono essere più uguali che per altri. Le regole dello show-business sono così: se ci stai dentro, le devi accettare. Altrimenti vai a fare altro.

La sua opinione l’ha liberamente espressa anche Andrea Lucchetta, prendendosi insulti e applausi su Facebook (sproporzionati entrambi, gli insulti e gli applausi, al significato che io ho dato alle parole di Lucky, ma sui social l’italiano ormai è un’opinione, ognuno legge quello che gli pare come gli pare. Succede anche sui blog). Io la penso così: dando per scontato che alle questioni legali pensi la legge, come deve, credo che il comportamento di Ngapeth sia ingiustificabile sul piano umano (sul perdono non mi esprimo, è questione troppo personale). Un incidente può capitare a chiunque, ma gli adulti non scappano. Sono sicuro che stiano provando a spiegarglielo. Essersi costituito rende meno grave la sua posizione, ma servono altri segni, per convincersi che abbia capito. Il primo e più importante di tutti: ha parlato di persona con i tre che ha investito? Se non lo ho ancora fatto, e chissenefrega di cosa gli consigliano gli avvocati, deve farlo subito. Lo deve prima di tutto a se stesso.

E secondo me il consiglio migliore gliel’ha dato l’ex libero e beacher Riccardo Fenili, commentando la notizia che ho linkato su volleyball.it: vada a fare volontariato in ospedale.