Più passano le ore, più si accende la polemica, e più a me viene voglia di difendere Gigi Mastrangelo. Anche se le mie idee sono molto diverse dalle sue, lo dico in anticipo.

Il giorno dopo il primo post su questo blog dedicato alla sfida a distanza per il parlamento tra l’ex centralone azzurro e l’ex ct Mauro Berruto, che vinsero insieme il bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, manco a farlo apposta (ma ovviamente è un caso) i due si sono sfidati a colpe di parole.

Ed è stato un massacro.

Mastrangelo ha avuto l’incauta idea di riportare un vecchio cavallo di battaglia di Berruto, citandolo male e al contrario. E la pezza che ha provato a metterci dopo è stata peggiore del buco.

In sintesi: Mastrangelo ha detto a The Breakfast Club di Radio Capital che “bisogna investire di più nello sport, magari togliendo qualcosa alla sanità“.

Conosco il Mastro. Sono lontanissimo dalle sue idee politiche, ma so che non è una cattiva persona. So anche che la sua straordinaria carriera sportiva è dovuta pure alla cura maniacale del suo corpo, al rispetto che gli ha portato. Ha aggiunto l’impegno personale alla fortuna genetica. Crede davvero nel valore dello sport come ricetta per risolvere problemi anche più grandi.

Io sono sicuro che il suo errore sia stato dialettico: voleva dire esattamente il contrario di quello che ha detto.

Che non è un problema secondario, se vuoi fare politica.

Ad aggravare la sua posizione, soprattutto dopo l‘auto-rettifica’ quasi immediata (“Voglio precisare che la mia idea e quella della @LegaSalvini è che un investimento nello sport oggi produce anche un risparmio in sanità domani, perché lo sport è benessere fisico, ma anche mentale. Lo sport è vita”), il fatto che il principio che Mastrangelo ha enunciato così male è da tempo, e con la forza di studi precisi sul tema, portato avanti proprio da Mauro Berruto. Anni fa feci una bella intervista a Mauro su questo tema, sui soldi che una migliore educazione fisica di base farebbe risparmiare in termini di spesa sanitaria. Secondo me era davvero questo, il concetto che Mastrangelo voleva esprimere. 

Le sue parole hanno avuto un effetto simile a quello dell’escursionista inesperto che, di fronte allo spettacolo della montagna innevata, si mette a urlare per sentire l’eco e scatena una valanga. Quella di reazioni arrivate ieri, più della metà strumentali.

Quindi nell’ordine: 1) ha copiato un’idea 2) l’ha copiata male dicendo il contrario di quello che voleva 3) nelle repliche ha peggiorato le cose scrivendo cose molto discutibili.

Tutta questa premessa per onestà di cronaca. Io non voterei mai un politico che non riesce ad esprimere le sue idee in modo preciso e corretto.

Però.

Un po’ sarà la mia ‘bastiancontrarite’ cronica. Un po’ la violenza verbale che si è scatenata, a senso unico, e quando vedo critiche a senso unico io mi insospettisco sempre. Un po’ il ricordo di un vecchio detto sentito spesso dalle mie parti, che più o meno dice: bella forza sparare su uno….seduto sul water.

A me la voglia di difendere un po’ Mastrangelo (non le sue idee espresse male) viene dalla consapevolezza che l’ex atleta azzurro non ha gli strumenti dialettici e retorici di chi lo attacca. Mauro Berruto in questo è superiore alla media di tutto l’ambiente del volley, escluso il solo Velasco, e anche di molti politici. E’ laureato in filosofia, ha diretto la Scuola Holden, ha scritto libri bellissimi.

Quindi lo scontro è impari: che gusto c’è nel vedere uno Shaquille O’Neal dell’oratoria schiacciare sulla testa di un libero basso?

Per me, nessun gusto. Non è una lotta ad armi pari. E il problema non è il Mastro.

E’ chi ce l’ha mandato.