La priora Madre Cristiana Dobner

 

LA SUORA DI CLAUSURA: ‘IL WEB NON VA DEMONIZZATO. COSÌ CI AGGIORNIAMO

Articolo pubblicato su Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 23 luglio 2016

 

Giovanni Panettiere
ROMA

PREGHIERA e silenzio da secoli abitano le celle spoglie dei monasteri di clausura. Nell’era digitale per le religiose, che scelgono di votare la loro vita alla contemplazione, non c’è spazio per telecomandi e tv, con i loro fritti misti di reality e talk show, ma sempre più spesso, da dietro le grate degli eremi, è possibile accedere a Internet da pc comunitari. Consacrate 2.0: su Facebook e Twitter non è strano imbattersi in profili e account di monache. «Non ci vedo nulla di male nel fatto che navighiamo sul web. Credo possa essere uno strumento utile per la nostra vita contemplativa», commenta madre Cristiana Dobner, 70 anni, carmelitana scalza, priora del monastero di Santa Maria del Monte Carmelo a Concenedo di Barzio, nel Lecchese.

Per il Papa i social «possono essere strumenti utili per la formazione e la comunicazione», ma serve «un prudente discernimento» per evitare che si traformino «in occasione di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in comunità». Parole sagge?
«Vanno adoperati con attenzione, non c’è dubbio. Noi non usiamo abitualmente Facebook… Abbiamo un profilo comune della nostra comunità, alcune sorelle hanno i loro personalizzati, ma l’accesso è sempre custodito dalla priora che dà l’autorizzazione a entrare sul social solo quando se ne presenta la necessità».
Internet non va demonizzato?
«Assolutamente no. Nel monastero leggiamo i giornali e, attraverso il web, scarichiamo contributi importanti per la nostra esperienza di fede o utili a tenerci aggiornate su quanto succede fuori da qua. D’altronde basta un download per poter visionare le conferenze dell’Università Gregoriana come per ricevere approfondimenti sull’attentato a Nizza o sul golpe in Turchia. Come religiose cerchiamo di restare sempre aggiornate, non viviamo tagliate fuori dal mondo».
Chi bussa al vostro eremo?
«Madri di famiglia, studenti, anziani, tanti che ci chiedono d’intercedere per loro nella preghiera. Le nostre porte sono aperte».
A che ora suona la sveglia?
«La nostra giornata, siamo in sedici, inizia alle 5.30, con la recita delle lodi mattutine. Il momento centrale è la messa, poi abbiamo due ore di orazione silenziosa e altrettante di ricreazione comunitaria
durante le quali condividiamo fra di noi la nostra gioia di vivere l’esperienza monastica e quello che accade nel mondo. Alle 10.30 la preghiera serale dopo la quale ogni monaca si ritira in cella, dove può dormire o leggere».
Sbaglia Francesco ad ammonire gli ordini affinché non reclutino ragazze da Paesi stranieri solo per evitare la chiusura?
«Ha ragione. Certi monasteri rischiano di avere delle badanti più che delle consorelle con un’autentica vocazione. Lasciamo che certi muri cadano e puntiamo su comunità animate dalla vitalità contemplativa».

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