Si fanno spesso un mazzo così.
Rischiano la vita, anche fuori servizio: vedi Antonello Spoletini, il bravo poliziotto pestato a Rimini, uno che ha ben chiaro il suo compito: chi indossa la divisa, è servitore dello Stato (cioè di ognuno noi) 24 ore su 24.
Prendono due soldi: un agente o un appuntato dei carabinieri, anche con molti anni di servizio, neppure sfiora i 2mila euro al mese, notti e straordinari compresi.
Vengono spesso insultati, derisi, sbugiardati.
L’altro giorno, a Reggio Emilia, gli agenti della Squadra Mobile hanno preso tre georgiani che stavano rubando in casa. Il furto è un reato banale, sì, ma odioso. Ci portano via la nostra intimità e nessuno si stupisce più di nulla. I poliziotti di Reggio, fra blitz, verbali e burocrazia varie, avranno perso un sacco di ore, magari la cena con la moglie o la grigliata con gli amici. Risultato: poche ore dopo i giudici hanno liberato i tre ladri e loro, all’uscita dal tribunale, con un ghigno, si sono messi a cantare ‘Italia, Italia’, ringraziando (e prendendo in giro) il nostro paese buonista, mortificando e deridendo il lavoro delle forze dell’ordine.
Sarà colpa dei politici che scrivono le leggi, colpa dei magistrati che le applicano male, o magari colpa di nessuno; resta il fatto che è andata proprio così. E va così 365 giorni su 365.
Questo è un elogio degli sbirri, sì. Ma un elogio che non è cieco, perchè anche loro sbagliano e quando sbagliano devono pagare. Duramente, più degli altri. Ma ricordiamoci anche che in un Paese normale il lavoro di questa gente va riconosciuto. In Italia succede sempre meno. Un Paese normale si deve fidare delle sue forze dell’ordine. Sempre. O almeno, fino a prova contraria.