HO LETTO da qualche parte che fare il pendolare fa ingrassare. Ahi ahi, mi verrebbe da esclamare con grande disappunto. La mia vita di pendolarismo è iniziata da poco. Quelli che invece si sono manifestati già da tempo sono i problemi con la bilancia. Non vorrei che adesso le due cose entrassero in combinazione con esiti nefasti, non tanto per la linea (non ci tengo e poi è una battaglia che mi rassegno a dare per perduta già in partenza) quanto per la mia salute, che è molto ma molto più importante. Devo incominciare a preoccuparmi? Maurizio, Novara

CARO LETTORE, se mai avremo l’occasione di incontrarci, capirà perché le manifestiamo da subito la più completa solidarietà. Ci siamo documentati. Teniamoci forte perché gli esiti della ricerca non sono confortanti.  È di un anno fa uno studio condotto dalla Royal Society for Public Health, che ha analizzato le abitudini di ben 24 milioni di persone, fra Inghilterra e Galles, che viaggiano per lavoro. Il 40% degli intervistati ha dichiarato di saltare la colazione del mattino per ragioni di tempo e di sostituirla con le meredine dei distributori automatici delle stazioni, altamente calorici. Il 41% ha ammesso di avere ridotto ogni forma di attività fisica.

Rimaniamo nel regno di Elisabetta. Un ampio studio condotto dall’Università di Cambridge e da enti britannici come Vitality Health, Rand Europe e Mercer, sostiene che i pendolari che impiegano più di un’ora per i propri spostamenti sono predisposti a depressione, stress, obesità. Non solo: risulterebbero anche meno produttivi dei colleghi che raggiungono più agevolmente il posto di lavoro. I pendolari correrebbero un rischio di obesità e di stress da lavoro superiore del 12%. Il rischio di depressione è superiore del 33%.

Notizie spiacevoli anche da oltre Oceano. È del 2012 uno studio della Washington University, pubblicato dall’“American Journal of Preventive Medicine”. Lo studio ha riguardato 4.300 lavoratori pendolari texani. Risultato: più è distante il posto di lavoro e più aumenta il pericolo di obesità e di ipertensione, che si viaggi in auto o stipati in un treno. All’amico novarese, neofita del pendolarismo e (presumiamo) giovane, ci permettiamo di rivolgere qualche piccolo suggerimento, da vecchi pendolari e stradaioli.

Per esempio, anticipare di qualche minuto la sveglia del mattino, in modo da consumare una tranquilla, sana e “normale” colazione casalinga. Lasciare l’auto non proprio a un metro dalla stazione, così da camminare un po’. Qualche attenzione nella pausa pranzo.  Un ricordo romantico: la “schiscéta”, un classico dei nostri nonni, padri, zii, che ci hanno preceduto nel pendolarismo. Quanta storia in quei pentolini che si portavano da casa con il cibo cotto. E quanto amore nelle mani che lo avevano preparato la sera prima.
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