PARE che l’idea sia venuta agli antichi greci per assicurare la dote alle figlie da maritare o pagare qualche debito di troppo. I romani invece, fissati con la guerra com’erano, assicuravano i soldati prima di mandarli a morire in battaglia. Ma il primo documento ufficiale che resta e che è in una bacheca della Bibliteca Sormani di Milano, dov’è in corso questa singolare mostra dal titolo “Fortuna, sventura e calcolo nella storia delle assicurazioni dal medioevo ai giorni nostri”, a cura di Marina Bonomelli e Claudia Di Battista, il più antico contratto di assicurazione che esista al mondo e che porta la firma di un notaio genovese, è datato 20 febbraio 1343. Si tratta di una polizza intestata a tal Guglielmo Avedotto, che, temendo di incontrare i pirati, assicurò per 680 fiorini d’oro 10 balle di abiti e tessuti da trasportare sulla galea Santa Catalina da Porto Pisano a Palermo.

Sebbene lo storico Ennio De Simone indichi i fiorentini e non solo i genovesi come i primi che scoprirono i vantaggi dell’assicurazione. E tra i fiorentini, primo fra tutti, Francesco Datini, il mercante di Prato che inventò l’assegno, che credeva tanto nel potere della polizza dall’indurre un collaboratore a rassicurarlo: «Non abiate pensiero ch’io mandi nostra merchatantia i’ niuna parte sanza sichurtà».

NELLA mostra sono esposti documenti, libri, preziosi incunaboli, manifesti e oggettistica di vario tipo proveniente dalla Fondazione di Francesco Mansutti, un appassionato collezionista, appartenente ad una dinastia di assicuratori, che ha raccolto ben 6 mila volumi provenienti da tutto il mondo.

Dice Mansutti che nella storia delle assicurazioni c’è l’atavica paura del futuro e l’ansia di vincerne le incertezze. Aggiungerei che c’è anche una buona dose di perfidia e di crudeltà umana, se si pensa che si inventarono anche l’assicurazione sugli schiavi e poi li uccidevano per riscuoterne il premio. E assicuravano le schiave, che dovevano assecondare i desideri dei padroni i quali oltre al piacere pretendevano il rimborso nel caso di decesso delle povere donne. Il massimo dell’abomio lo si raggiunse con il massacro della Zong, la nave negriera il cui comandante ordinò di gettare in mare con le catene ai polsi 132 schiavi per incassare la polizza. Cronaca di un crimine che purtroppo non è molto diversa da quelle quotidiane che raccontano le stragi dei migranti sulle acque del Mediterraneo ma che all’epoca, al contrario dell’indifferenza odierna, suscitò tanto scandalo nell’opinione pubblica inglese da diventare un processo giudiziario che indubbiamente accelerò la fine dello schiavismo.

UN FATTO di cui si è occupato anche il cinema nel film “La ragazza del dipinto”. Una mostra questa della Sormani che racconta settecento anni di storia, cominciata, anche questa, in Italia e che però si sviluppò nel mercato londinese con le prime compagnie e i Lloyd’s. Particolare successo ebbe l’assicurazione contro gli incendi dopo il grande incendio di Londra del 1666, quando il fuoco distrusse 13 mila abitazioni.

IN ITALIA l’assicurazione incendi si diffuse dopo l’incendio che distrusse Saronno nel 1827, protagonista della ricostruzione fu la Compagnia di Milano, la prima grande società italiana fondata nel 1825. A Torino operava la Reale Mutua e a Firenze la Fondiaria.

Ebbero difficoltà ad affermarsi le polizze vita, per vari motivi non ultima la convinzione volessero interferire con il Padre Eterno. La verità è che gli assicuratori ci andarono cauti perché non avevano ancora scoperto l’utilità del calcolo delle probabilità. Ci volle un po’ di tempo per compilare le cosiddette tavole della mortalità, ovvero le tabelle che indicavano la durata media della vita per le varie fasce di età in modo da commisurare il valore delle polizze.

I soli a non poter avere un’assicurazione sulla vita furono papi, imperatori e sovrani. Unica eccezione, grazie al consenso del consiglio degli anziani di Genova, il sultano turco Bayezid II che ebbe la sua assicurazione nel luglio 1506. Tutto il resto nel settore di cui ci occupiamo è stato fantasia. Sono state inventate le assicurazioni per non andare a fare il servizio militare, possibilità riservata ai ricchi che con il denaro della polizza convincevano qualche povero diavolo a sostituirli per crepare in loro vece, le polizze contro i sequestri di persona, quelle sul corredo da sposa, quelle per i trasporti su nave, aereo o auto, quelle previdenziali per le pensioni, quelle per gli incidenti sul lavoro o per l’assistenza sanitaria o quelle per aiutare l’agricoltura colpita da eventi atmosferici. Una storia dai tempi dei pirati del mare a quelli dei pirati della strada. Una storia in parte luminosa e in parte opaca se non torbida. Ma del resto non è così anche la storia degli uomini?