SE QUALCUNO chiede un mio ricordo di quel lontano 1956, un anno particolare perché gettò le basi del successivo miracolo economico italiano, mi viene in mente quel clima di speranza e di fiducia sul futuro che oggi, purtroppo, non abbiamo più. Ma, a parte il clima, ci sono quattro avvenimenti particolari di quell’anno che non dimenticherò mai: due luttuosi e due positivi. In estate affondò l’Andrea Doria, mitica ammiraglia della flotta mercantile italiana, speronata, al largo delle coste americane, da un rompighiaccio svedese: ho ancora davanti agli occhi le prime pagine dei quotidiani all’indomani del disastro. In ottobre ci furono, poi, i fatti d’Ungheria con i moti di piazza. Passiamo alle note migliori: Ercole Baldini, campione del ciclismo degli anni d’oro dopo l’epopea di Coppi e Bartali, vinse alle Olimpiadi Melbourne. Rammento come se fosse ieri, il trionfale ritorno a Forlì, la sua città natale. Ma quel 1956 è importante, soprattutto per il sottoscritto, perché il 21 aprile nacque il “Giorno”, il giornale della mia vita, il compagno di tanti italiani ottimisti che si ritrovarono perfettamente su queste colonne. Il quotidiano fondato da Enrico Mattei è stato primo in tante cose ma, in particolare, ha portato una ventata di modernità, di colore e di allegria in un mondo, quello della carta stampata, al cento per cento plumbeo e grigio. Una finestra aperta sul futuro di tutti noi. Se il “boom” economico stava arrivando, il “Giorno” ne è diventato il suo principale testimone perché è stato anche il primo quotidiano in Italia a lanciare le pagine dell’economia e della finanza. Allora abbiamo portato tanta fortuna al Belpaese, speriamo di portarne anche nei prossimi 60 anni. È, quindi, il caso di festeggiare: lo cominciamo a fare oggi con queste pagine e, soprattutto, con il regalo ai nostri lettori della copia fotostatica del primo numero di quel “Giorno” del 21 aprile 1956, un giorno famoso. Con l’augurio di ritrovare quell’ottimismo che avevamo allora.