DA QUI A GIUGNO i sondaggi si moltiplicheranno, ma è ormai evidente che il “rien ne va plus!”, i giochi sono fatti, nella corsa a sindaco di Milano, verrà dichiarato dal “croupier” di turno solo poco prima dell’apertura dei seggi. Quali i motivi di questa incertezza? Basta analizzare i dati di un sondaggio che Renato Mannheimer ha fornito, in esclusiva, al “Giorno” per comprendere come l’incertezza regni sovrana. Ad oggi, infatti, il 70 per cento degli interpellati ritiene che la partita sia ancora tutta da giocare. Lo stesso Mannheimer, dati alla mano, rileva anche, in un altro sondaggio a livello nazionale, che il 30 per cento degli intervistati dichiara di decidere solo negli ultimi giorni: è evidente che i colpi di scena potrebbero essere sempre dietro l’angolo e i candidati non potranno mai mollare la presa. Tanto più che la forbice tra i due contendenti in ”pole position”, il renziano Giuseppe Sala e Stefano Parisi, appoggiato da tutto il centrodestra, si sta restringendo. Era dell’8 per cento solo qualche settimana fa, oggi è più che dimezzata: 33 il primo, 30 il secondo. L’ex city-manager della Moratti sta, dunque, recuperando anche grazie alla situazione sempre più magmatica sull’altro fronte, dove gli arancioni (7 per cento) fanno la differenza perché, al di là delle dichiarazioni del sindaco uscente Pisapia che continua a confermare il riavvicinamento tra renziani ed estrema sinistra, si mantengono fuori dall’orbita di Mister Expo.

COSA SUCCEDERÀ adesso? Difficile dirlo. Ci sono, però, almeno tre motivi che potrebbero fare pendere il pendolo da una parte o dall’altra. Oltre agli arancioni, c’è l’incognita dei grillini (dopo il dietrofront “estetico” della Bedori hanno messo in campo Corrado) che, nel nostro sondaggio, possono contare su un 19 per cento di consensi. Fino a che punto, però, Casaleggio e soci credono davvero nelle elezioni amministrative piuttosto che puntare tutto sul tavolo verde delle Politiche? Il secondo punto interrogativo riguarda Corrado Passera che aveva finora portato avanti una campagna elettorale tutta in salita: oggi, però, la situazione è cambiata perché l’ultimo sondaggio lo premia attribuendogli un bel dieci per cento. Tutti ci stiamo chiedendo quale sarà, in dirittura d’arrivo, il ruolo dell’ex “McKinsey boy” tra i due litiganti principali e quali voti potrà ancora raccogliere nella enorme massa di indecisi. C’è, infine, una terza incognita che si chiama proprio Parisi. Pur essendo appoggiato dai leghisti di Salvini, che oggi hanno accentuato il loro ruolo di partito di destra, Stefano dovrà fare in modo di strappare voti al centro cercando di portare avanti una campagna elettorale al di sopra dei vari schieramenti che l’appoggiano: le ultime dichiarazioni sulla non-leadership del segretario della Lega dimostrano che sta imparando la lezione. Se non si appiattirà, infatti, su uno o l’altro dei propri sostenitori, ma sarà in grado di restare l’elemento catalizzatore tra le diverse anime del suo “rassemblement”, potrà davvero compiere il sorpasso. Un sorpasso degno del film di Dino Risi. A patto, ovviamente, che non finisca fuori strada. [email protected]