SOLTANTO due settimane fa eravamo stati definiti “l’Italia del bunga- bunga” dal giornale tedesco “Handelsblatt”. Se, un tempo, venivamo dipinti come il Paese della pizza, della mafia e del mandolino, il bunga-bunga ha soppiantato, nell’immaginario mondiale, il piccolo strumento musicale. Adesso – dopo la sentenza di Milano che ha assolto, in Appello, Silvio Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile -, dobbiamo dire ai tanti osservatori esteri, sempre con il fucile puntato nei nostri confronti, che era tutto un errore e che i festini di Arcore erano, in effetti, mezzi festini.

È PROPRIO questo l’aspetto più negativo di tutta la vicenda giudiziaria legata a Ruby: se l’ex Cavaliere è riuscito a togliersi di dosso l’ingombrante macigno che lo stava schiacciando, nessun giudice sarà ora capace di cancellare quell’immagine caricaturale, alla Ridolini, dell’Italia dipintaci addosso da troppo tempo, ormai.

SE, UNA VOLTA, giustamente ci scandalizzavamo quando Der Spiegel ci descriveva come il Paese degli spaghetti alla P38, abbiamo preferito non reagire alle forzature e ai lazzi sul bunga-bunga: le strumentalizzazioni e gli interessi della politica facevano aggio su tutto il resto. Contava solo la crociata di demonizzazione di Berlusconi, gli altri aspetti erano “danni collaterali”, di cui non si è mai compresa la devastante gravità.
Possiamo anche essere contenti per Silvio che è stato in grado, secondo la sentenza di venerdì (salvo ripensamenti della Cassazione), di dimostrare la sua asserita buona fede nella vicenda di Ruby. Possiamo, anche, dare atto alla magistratura italiana di non lavorare a senso unico come ci avevano raccontato alcuni giornali.

TUTTO BENE, dunque, salvo un piccolo particolare: chi può, a questo punto, cancellare la figuraccia del nostro paese? Questa macchia non si cancella più. Non vogliamo entrare nel merito della sentenza, cercando di capire perché accada con tanta frequenza che un magistrato giudichi un caso nero e l’altro assolutamente bianco. Ci preme, invece, sottolineare che non pagheranno dazio tutti quei maître à penser che hanno contribuito ad offrire una visione deformata, come quegli specchi che ti fanno sembrare brutto e grasso, della vicenda danneggiando, soprattutto, l’Italia. Se Berlusconi e Forza Italia, potranno, da domani voltare pagina, il Belpaese non riuscirà a staccarsi di dosso quell’etichetta ridicola del bunga-bunga. A ben pensarci, l’unica a guadagnare, in tutta questa vicenda, tra resort in Messico e ville acquistate in Kenya, è stata la millantata “nipote di Mubarak”.
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