Il signor Zimmerman viaggia felice verso i 71 anni. Li compirà il prossimo 24 maggio. E per festeggiare si sta per rinchiudere in studio. Vuole fare un nuovo disco. Così Bob Dylan non vuole essere da meno di Leonard Cohen. Le “Old ideas” del vecchio Leonard, all’anagrafe ne ha 77 di anni e anche lui viaggia felice verso 78,  piacciono. La ricetta è sempre la stessa. E nell’ultimo disco Cohen non ha lavorato certo per sottrazione: qua e là ci sono anche archi, violini e fiati. Le idee di Bob Dylan per il nuovo disco non sembrano invece essere così vecchie. Almeno nelle intenzioni e almeno secondo le parole di David Hidalgo, dai Los Lobos al fianco di Mister Zimmerman. “L’ho avvicinato – assicura Hidalgo – alla musica cubana”. Vedremo questa vicinanza ai suoni caraibici che effetto che farà sul trentacinquesimo album in studio dell’instancabile menestrello. Ci sarà forse meno armonica. Chissà. Intanto vale la pena rilevare che la villa Arzilla delle rockstar rimane il palco. I Rolling Stones – chiuse si spera le soliti frizioni tra i soliti Jagger e Richards – stanno per festeggiare i 50 anni di attività. Del vecchio Leonard si è già detto. E il neo-settantenne Lou Reed, pur preso tra le amate pratiche orientali (tè dell’equilibrio e tai-chi), non sembra che abbia intenzione di mollare. Il rock della terza età piace. Forse perché, senza botox, cerone e alchimie estetiche varie, sembrano ancora così veri le suddette rockstar. E la Retromania è più di un titolo di un libro. Perché poi i “giovini” o presunti tali, decisamente più plastificati nelle mosse e anche nelle canzoni, sembrano così veri da essere finti. E non è una contraddizione in termini. Provare per credere con il fenomeno Lana Del Rey che si sta inevitabilmente sgonfiando. Come dice Jennifer Egan nel suo libro “Il tempo è un bastardo”, pubblicato in Italia da Minimum Fax e premio Pullitzer 2011, la digitalizzazione può tutto. Ma poi si ricorre a sporcare le canzoni di analogico per farle sembrare più vere. E decisamente più vintage. Ma tutto, alla fine, si smaschera appena si sale sul palco e il playback diventa utopia. E allora benvenuti al Buena Vista Social Club del rock. E ancora complimenti a questi arzilli vecchietti.