13 luglio 1985. A firmare “We are the world” furono Michael Jackson e Lionel Richie. A cantarla il supergruppo “Usa for Africa”. E’ la canzone simbolo del primo “Live Aid”, il progetto ambizioso di Bob Geldof e Midge Ure che riusce a catalizzare l’attenzione mondiale sull’emergenza povertà in Africa. Nella storia del rock il “Live Aid” è ricordato come il più grande evento musicale a scopo benefico. Due palchi: uno a Wembley (Londra) e l’altro a Philadelphia (lo stadio Jfk) con i più grandi artisti musicali. Ma senza il tanto atteso duetto “live” intercontinentale Jagger-Bowie, uno dagli Usa e l’altro dall’ Inghilterra, che salta per un problema di sincronizzazione. La chiusura del concerto americano arriva, ovviamente, con “We are the world”. Nella foto: Mick Jagger e Tina Turner.

11 giugno 1988. Ancora Wembley, tre anni dopo. Questa volta la causa è la liberazione di Nelson Mandela – nel Sudafrica c’è ancora l’apartheid – che proprio in quei giorni festeggia i 70 anni. Il concerto viene trasmesso in 67 paesi (e visto da più di 600 milioni di persone). L’idea parte da un pezzo ska degli Specials con cui finirono primi nelle classifiche di vendita “Nelson Mandela free”. Di quella notte restano nella memoria la canzone della debuttante (in quell’anno uscì il suo primo disco) Tracy Chapman che conquista il pubblico con “Talkin’ ‘bout revolution” e Peter Gabriel che regala una splendida versione di “Biko”, il pezzo scritto per ricordare l’attivista sudafricano anti-apartheid, ucciso a Pretoria nel 1977.

21 luglio 1990. Dopo “The wall” il vuoto. Quell’album – e soprattutto il successivo tour – per i Pink Floyd fu in qualche maniera l’inizio dei litigi interni e di conseguenza della fine del gruppo così come l’avevamo conosciuto. Ma nel 1989 Roger Waters -che nel frattempo era uscito dalla band – disse che avrebbe eseguito dal vivo “The wall” un’altra volta, solo se fosse caduto il muro di Berlino. Quella che sembrava fantascienza, diventa realtà nel breve volgere di qualche mese. E così a luglio del 1990, nel frattempo l’ultima Germania Ovest calcistica aveva vinto i mondiali italiani, Waters chiama a raccolta i colleghi musicisti. In molti rispondono all’appello, compresi gli Scorpions (gruppo tedesco famoso per l’altra canzone evocativa dell’epoca “Wind of change”). A Postdamer Platz sono attese 250mila persone, ne arrivano 100mila in più. Il concerto viene trasmesso in diretta in 52 paesi (in Italia va in onda con una leggerissima differita). Nella foto: Roger Waters con Joni Mitchell.

15-16 giugno 1996. Sei anni dopo Berlino. Gli interessi del rock si spostano a Oriente, nell’Estremo Oriente. C’è tutta la scena indipendente che si ritrova al Lollapalooza Tour e i Beastie Boys, gruppo americano di hip hop, diventano i capofila di un progetto per raccogliere fondi a favore della causa tibetana. Nasce così il primo “Tibetan Freedom Concert” che si tiene nel 1996 a San Francisco. Sul palco salgono gruppi del calibro di Red Hot Chili Peppers, Smashing Pumpkins e Foo Fighters. Ad assistere all’evento ci sono 100mila persone. L’anno dopo si replica a New York e l’evento rock si ripeterà almeno fino al 2003, anche se nel frattempo avrà cambiato nome in “Free Tibet”.

23 settembre 1997. Nel dicembre del 1995 Bono, il leader degli U2, andò a Sarajevo, accompagnato dalla moglie. La guerra almeno lì era finita da poche settimane, anche se erano ancora aperti altri fronti nell’ex Jugoslavia. In quell’occasione Bono fece una promessa: tornerò per un concerto. E così fu. Nel frattempo gli U2 avevano pubblicato l’album più sperimentale della loro storia (“Pop”), in cui abbracciavano l’elettronica (c’era un dj sul palco con loro, Howie B, il segno dei tempi che stavano cambiando). E a settembre del 1997 allo stadio Kosevo ci sono 50mila persone per assistere al loro live. Molti non hanno ancora abbandonato le uniformi. Un evento eccezionale con giovani provenienti dalla Bosnia e fan che arrivano da Croazia e Slovenia. Agli sloveni viene permesso di varcare il confine senza visto. Quella sera Bono non ha voce. Ma il concerto è comunque memorabile.