VEDI I VIDEO “Te quiero”, con testo in traduzione “Le sirene”“La sombra”“Donde habite el olvido”… , …. “He venido para ver” , … e “Si el hombre puderia decir” lette da Luis Cernuda , La Generazione del ‘27

Firenze, 8 novembre 2021 – Ricordando che qualche giorno fa, il 5 novembre, ricorreva l’anniversario della morte del poeta spagnolo Luis Cernuda (Città del Messico, 5 novembre 1963).

“Nessuno ha conosciuto la lingua in cui cantano le sirene / e son pochi coloro che nell’udire un canto a mezzanotte / (non nel mare, ma in terra, fra le acque / di un lago) / credettero vederne una, tremante / e triste, come un’ombra apparire e intonare / quell’antica canzone cui resistette Ulisse…”. Inizia così il testo de Le Sirene con cui a suo tempo presentammo per la prima volta ai lettori del blog il poeta spagnolo Luis Cernuda.

Al pari di Federico García Lorca, Cernuda fece parte della cosiddetta Generazione del’27. Andaluso come Lorca, come Lorca omosessuale, Cernuda ebbe dapprima una concezione della poesia e della figura stessa del poeta romaticamente alte e di necessità separate dalla piatta società borghese e dai suoi inconsistenti valori. Si considerava e viveva come un emarginato. Solo in un secondo tempo nella sua produzione e prima ancora nella sua vita si determinò una sensibile svolta, caratterizzata da una sostanziale apertura di tipo socializzante a tutti i livelli. Nel 1938, due anni dopo lo scoppio della guerra civile in Spagna, il poeta mise fortemente in discussione la sua idea di poesia elitaria, decidendo di schierarsi con il popolo. Si recò poi in Inghilterra ed emigrò successivamente oltreoceano: prima negli Stati Uniti e poi a Città del Messico, dove morì nel 1963.

Di lui proponiamo oggi Te quiero, Ti voglio. Buona conoscenza o buon approfondimento della poesia di Luis Cernuda!

Marco Marchi

Ti voglio

Te l’ho detto con il vento
come un bruco gioca nella sabbia;
come un organo irato tempestoso;

te l’ho detto con il sole,
che dei giovani indora i corpi nudi
e nelle cose innocenti sorride;

l’ho detto con le nuvole
meste fronti che il cielo sostengono,
tristezze fuggitive;

l’ho detto con le piante
le diafane creature che si coprono
d’improvviso rossore;

te l’ho detto con l’acqua
vita lucente che nasconde l’ombra;
e te l’ho detto con la mia paura
e te l’ho detto con la mia allegria,
e con astio, e tremende parole.

Ma non mi basta:
oltre la vita voglio
dirtelo con la morte;
oltre l’amore voglio
dirtelo con l’oblio.

Te quiero

Te lo he dicho con el viento,
jugueteando como animalillo en la arena
o iracundo como órgano impetuoso;

Te lo he dicho con el sol,
que dora desnudos cuerpos juveniles
y sonríe en todas las cosas inocentes;

Te lo he dicho con las nubes,
frentes melancólicas que sostienen el cielo,
tristezas fugitivas;

Te lo he dicho con las plantas,
leves criaturas transparentes
que se cubren de rubor repentino;

Te lo he dicho con el agua,
vida luminosa que vela un fondo de sombra;
te lo he dicho con el miedo,
te lo he dicho con la alegría,
con el hastío, con las terribles palabras.

Pero así no me basta:
más allá de la vida,
quiero decírtelo con la muerte;
más allá del amor,
quiero decírtelo con el olvido.

Luis Cernuda

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