VEDI I VIDEO “Monete rosse” , Ritratto per immagini , Leonardo Sinisgalli con Giuseppe Ungaretti alla mostra del Mantegna (1961)Le macchine, estratto video dalla collana “Scienza e Poesia” diretta da Sinisgalli , “Antichi giuochi”

Firenze, 5 febbraio 2018 – Ricordando che il 31 gennaio scorso ricorreva l’anniversario della scomparsa del poeta lucano Leonardo Sinisgalli (Roma,1981).

Due anni fa la Fondazione Leonardo Sinisgalli promosse la pubblicazione del volume Leonardo Sinisgalli. Un geniaccio tuttofare tra poesia e scienza, a cura di Biagio Russo, Osanna Edizioni. L’opera ripropone utilmente gli atti del Convegno di studi su Sinisgalli che si tenne, all’indomani della morte dell’autore, tra Matera e Montemurro nel maggio del 1982: atti magnificamente introdotti da una relazione rigorosa e commossa di Gianfranco Contini.

Che bello per me poter ricordare ancora una volta, grazie a questo libro, il mio primo incontro con la poesia di Leonardo Sinisgalli, ma anche, tramite Sinisgalli, il mio primo incontro con magici luoghi e magnifiche persone della terra mater del poeta, la Basilicata. Reduce da studi dedicati all’opera d’esordio di Montale – gli Ossi di seppia  e ai suoi poco noti antecedenti poetici sparsi in rivista, proprio attraverso l’autorevole vergiliato di Montale giungevo ad impostare una mia interpretazione dei versi di Sinisgalli tra discorso e immagine: e ancora una volta, per di più, come per Montale era accaduto, attraverso i versi di quelle pionieristiche, suggestive 18 poesie che segnarono nel 1936, dopo il rinnegato Cuore di nove anni prima, l’ufficiale debutto nell’agone letterario del giovane e già valente poeta lucano. Grazie a questa mia applicazione esegetica di cui il volume odierno fornisce i risultati ero parte di un grande convegno: un convegno commemorativo cronologicamente distribuito in tre dense giornate, dal 14 al 16 maggio 1982, ambientato in luoghi sicuramente da conoscere e di cui serbare indelebile memoria e ricco di presenze culturali autoctone e qui convenute da tutta Italia nel nome del poeta da poco scomparso altrettanto meritevoli di conoscenza e da non dimenticare.

Ricordo fra tutti privilegiato, senza dubbio, quello del mio viaggio di ritorno da Matera a Firenze; un viaggio non in treno fino a Bari e poi con un’auto che lì mi attendeva, come all’andata era accaduto, ma direttamente in automobile da Matera, ospite di Gianfranco Contini, accompagnato dal figlio Roberto, a quel tempo giovanissimo storico dell’arte, con alla guida un autista incaricato, istituzionalmente fornito dagli organizzatori dell’iniziativa. Un inaspettato passaggio offerto che mi colse davero di sorpresa e che mi inorgoglì, e per il quale mi sentii subito in dovere di esprimere riconoscenza. Lo feci acquistando uno dei celebri pani di Matera: era ancora caldo di forno quando, di fronte all’ascensore dell’albergo nel quale come relatori del convegno eravamo ospitati, le porte si aprirono e inaspettatamente mi posero di fronte a Contini che stava scendendo nella hall.

Un’apparizione. Gli consegnai immediatamente il pane, Contini lo prese tra le mani; sorpreso dall’originalità del dono e forse anche dal calore che ancora il pane promanava – “Questo è per lei” mi limitai a dire, effettuando la consegna – accennò un ringraziamento e subito, silenzioso e un po’ stupito, risalì, rientrando nell’ascensore, per annettere quel pane donato, così pensai, ai suoi bagagli di viaggio già pronti in camera.

Parimenti indimenticabile, ancora legato a questo prestigiosa occasione capitatami, il passaggio da Miglionico, espressamete richiesto da Contini per poter ammirare nella chiesa del luogo uno splendido polittico di Cima da Conegliano da poco restaurato che lì, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, si conservava. Ad accoglierci tra bianche case inondate di sole e un’aria calda ma fina fu un colto, affabile ed espansivo sacerdote; e proprio da Miglionico, da quella magica sosta in un luogo depositario di tanta storia di cui non conoscevo fino al giorno prima neppure il nome,  inviai ai miei genitori una cartolina di saluto: una cartolina a colori ma un po’ povera, con una veduta del Castello tra il verde della natura che ancora conservo; una cartolina che reca, minutamente vergata, la firma del mio autorevole compagno di viaggio di quel giorno, Gianfranco Contini.

Marco Marchi

Monete rosse

I fanciulli battono le monete rosse
contro il muro. (Cadono distanti
per terra con dolce rumore.) Gridano
a squarciagola in un fuoco di guerra.
Si scambiano motti superbi
e dolcissime ingiurie. La sera
incendia le fronti, infuria i capelli.
Sulle selci calda è come sangue.
Il piazzale torna calmo.
Una moneta battuta si posa
vicino all’altra alla misura di un palmo.
Il fanciullo preme sulla terra
la sua mano vittoriosa.

Leonardo Sinisgalli

(da 18 poesie)