VEDI I VIDEO “Da “Elegia” (a Marina Cvetaeva-Efron) ,  “Tacito amico delle molte lontananze, senti” , Da “Appunti sulla melodia delle cose” , “Orfeo. Euridice. Ermes” , “L’unicorno” letta da Luigi Vannucchi

Firenze, 9 ottobre 2016

Da Elegia (a Marina Cvetaeva-Efron)

Marina, tutto questo disperdersi nell’infinito
tutte queste cadute di stelle…
noi possiamo gettare noi stessi in ogni dove, verso qualunque stella
ma non potremmo mai renderla più grande…
[…]
Onde, Marina, e mare noi siamo!
Siamo abissi e siamo cielo!
Terra, Marina, noi terra, noi mille volte la primavera
Allodole lanciate nell’invisibile dall’irruzione del canto.

Noi l’intoniamo con gioia, ma il canto già ci sovrasta,
e subito la nostra tristezza rovescia il canto in pianto.
[…]
Niente ci appartiene. A fatica posiamo le nostre mani
Sullo stelo dei fiori non colti…
[…]
Ah, già trascinati così lontano, Marina, così altrove… […]

Da Elegie (an Marina Zwetajewa-Efron)

O Die Verluste ins All, Marina, die stürzenden Sterne!
Wir vermehren es nicht, wohin wir uns werfen, zu welchem
Sterne hinzu!
[…]
Wellen, Marina, wir Meer! Tiefen, Marina, wir Himmel.
Erde, Marina, wir Erde, wir tausendmal Frühling, wie Lerchen,
die ein ausbrechendes Lied in die Unsichtbarkeit wirft.

Wir beginnens als Jubel, schon übertrifft es uns völlig;
plötzlich, unser Gewicht dreht zur Klage abwärts den Sang.
[…]
Nichts gehört uns. Wir legen ein wenig die Hand um die Hälse
ungebrochener Blumen.
[…]
Ach wie weit schon Entrückte, ach, wie Zerstreute, Marina, […]

Rainer Maria Rilke

(da Poesie)

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