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Firenze, 27 febbraio 2019 – L’anniversario sarà domani. Quattordici anni fa, il 28 febbraio 2005, nella sua casa di Bellariva moriva a Firenze Mario Luzi. Se ne andava con discrezione, secondo una morte comportatasi con lui in maniera gentile: come la “morte del giusto”, come la morte di un uomo buono.

Aveva fatto in tempo, quella mattina, ad accendere la radio che teneva vicino al letto, per entrare così, com’era sua abitudine, in quella vicenda del mondo che tanto lo affascinava e lo preoccupava. Entrarvi come uomo e come artista, secondo evoluzioni e movimenti interni rilevabili nella sua vasta carriera letteraria che già all’altezza del 1963, l’anno di Nel magma, avevano segnato per lui, il principe degli ermetici, un’integrale e del tutto responsabile accoglienza del modello dantesco nel segno della storia e dell’interesse per la “sorte comune”.

Firenze, la sua città, lo aveva solennemente festeggiato qualche mese prima in occasione del suo novantesimo compleanno. Tutti ci eravamo stretti attorno a lui, salutando un suo splendido nuovo libro intitolato Dottrina dell’estremo principiante e, assieme, la sua recente nomina a senatore a vita voluta dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: quasi un suggello all’impegno civile, umano e societario, che un vero poeta non può non portare con sé e che nella sua poesia si era fatto via via più pressante e visibile.

Consapevole di porsi sulla scia di illustri precedenti in campo letterario (da Manzoni a Carducci, da Verga a Montale), Luzi rivendicava all’alto onore che gli era stato riservato con quella nomina istituzionale una sua duplice funzione rappresentativa. Una presenza volta a difendere – sue parole – “il settore della cultura, dell’arte, della loro storia, dei loro documenti e monumenti, della loro attualità”, e in parallelo una vigile partecipazione di uomo “né di partito né di parte”, ma “di pace”, interessato a promuovere qualsiasi evento o comportamento a questo valore ispirati.

Quattordici anni, ormai, senza Mario Luzi, ma ricordarlo in occasione dell’anniversario della sua scomparsa ce lo fa come ogni anno sentire vicino: rinnova il suo esempio, rinsalda la speranza che attraverso i suoi versi straordinari continua a comunicarci.

Domani, a cura del Comune di Firenze e con la partecipazione del figlio del poeta Gianni Luzi, sarà deposta sulla tomba del Poeta nel Cimitero di San Michele a Castello una corona d’alloro.

E dalle ore 9,30, sempre domani, alla sala conferenze della fiorentina  Biblioteca delle Oblate, avrà luogo la premiazione del Premio Firenze per Mario Luzi rivolto agli studenti delle scuole medie inferiori e superiori di tutta la Toscana, promosso dall’Assessorato all’Educazione di Firenze in collaborazione con il quotidiano “La Nazione” e la Casa Editrice Le Lettere e giunto quest’anno, come al solito con molte partecipazioni e molti validi testi in gara, alla sua ottava edizione.

Nel corso della mattinata sarà proiettato il documentario che, grazie alla Regione Toscana, ho avuto l’onore di firmare in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita del poeta In Toscana. Un viaggio in versi con Mario Luzi, per la regia di Antonio Bartoli e Silvia Folchi.

Marco Marchi

Indora ottobre…

Indora ottobre 
                           le macerie
del diruto anno. 
                           È uno specchio
il fiume, l’acqua
cristallo trasparente
ombrato dalle ripe,       
                                      però vive,
                           profonde
la sua acquosità
                                  dai remi
alzati sugli scalmi.         
                                         Ha rari
e tardi vogatori il mezzogiorno.
Tutto intorno è fermo. 
                                         È andato
o viene a noi
il tempo? C’è un presagio
o un’era devoluta in niente
che non scende in questo istante
qui, a fabbricare il presente?
Tempo fuori del tempo
la mente non ne pensa… eppure,
eppure il desiderio lo pretende.

Mario Luzi

(da Stat, in Sotto specie umana)

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