VEDI I VIDEO L’inizio del romanzo “Il Codice di Perelà” letto da Paolo Poli , Musica in onore: “Perelà, Jestery Ouverture” di Marco Fede Caruso

BONUS POESIA Antologia Palazzeschi: “Chi sono?” e altre poesie 

Firenze, 16 aprile 2013 – Un post dedicato al Codice di Perelà di Aldo Palazzeschi per annunciare e festeggiare con i lettori di queste Notizie di poesia, con gli studenti del corso accademico Immoralismo e avanguardia. L’opera di Aldo Palazzeschi, con tutti gli altri miei studenti e con gli amici tutti l’uscita del mio libro Per Palazzeschi. Lo ha pubblicato Le Lettere nella collana di saggistica letteraria “La Nuova Meridiana” e lo si può acquistare, tra l’altro con uno sconto sul prezzo di copertina, oltre che, come si dice, nelle migliori librerie, via Internet, direttamente attraverso il sito della casa editrice.

Segnalo anche, in vena di narcisistica autopromozione senza pudori, apparso l’anno scorso nella stessa collana della casa editrice fiorentina Le Lettere diretta da Nicoletta Pescarolo , il mio libro-gemello, dedicato ad un altro grande, indiscusso rappresentante della letteratura italiana del Novecento, dal titolo Per Luzi. E segnalo ancora, sfrontatamente, ripubblicati di recente negli “Oscar” di Mondadori a mia cura, due testi romanzeschi palazzeschiani: Il Codice di Perelà (attenzione: per essere l’edizione giusta il testo deve portare scritto in copertina e nel frontespizio Romanzo futurista. Edizione 1911) e Interrogatorio della Contessa Maria.

Evviva dunque l‘autore del Chi sono? e del Lasciatemi divertire (qui antologicamente esemplificato come poeta nel “bonus poesia”, ma anche nell’imperdibile, davvero straordinario post correlato, con la strepitosa lettura che Paolo Poli fa dell’immoralistico testo poetico del 1913 I fiori)! Evviva, in versi e in prosa, l’originalissimo, geniale, unico ed insostituibile Aldo Palazzeschi!

Marco Marchi

Da Il Codice di Perelà

L’utero nero

Pena! Refe! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe… Re… La…
— Voi siete un uomo forse ?
— No, signore, io sono una povera vecchia.
— È vero, è vero sì, avete ragione, voi siete una povera vecchia, un uomo sono io.
— Voi che cosa siete signore ?— Io sono… io sono… molto leggero, io sono un uomo molto leggero; e voi siete una povera vecchia: come Pena, come Rete, come Lama, anche loro erano vecchie. Vorreste dirmi se quello che si vede laggiù, in fondo a questa via, è la città ?
— Sì.
— Quella che si vede laggiù… sarebbe forse la casa del Re ?
— Quella è la porta della città. La casa del Re è situata nel mezzo, ed è circondata da mura, e guardata dai vigili. Quei cittadini uccidono sempre il loro Re. Ora è Re Torlindao. Voi andate alla città signore ?
— Sì.
— Ci sarete fra poco. Di dove venite?
— Di lassù.
— Non vi hanno mai veduto in città?
— Ci vado per la prima volta.
— Guardate guardate quella nuvola di polvere che viene verso di noi, sono i vigili del Re, è la scorta a cavallo, vengono per fare la perlustrazione nelle vicinanze, io vi saluto, addio, addio signore, vedendomi qui con voi potrebbero sospettare, sappiate. Gli rispondere nel caso, voi potete colpire i loro occhi. Addio, buon viaggio.

— Hai veduto come lo abbiamo impolverato? Non si capiva più che cosa fosse.
— Quando siamo stati vicini mi è sembrato di averlo visto scomparire.
— Scomparire?
— Sicuro, anche a me.
— Ma quello non era un uomo sapete!
— Che cos’era sentiamo?
— Sembrava una nuvola.
— Lo abbiamo ricoperto di polvere, una nuvola sembriamo noi caro mio, su questa porca strada !
— No no, l’ho veduto prima che la strada fosse invasa dalla polvere, è un uomo di fumo!
— Imbecille!
— Va’ là, uomo di fumo, sarà un arrosto di asino, hai sbagliato.
— Io gli ho visto benissimo le scarpe.
— Aveva degli stivaloni lucidi come quelli dei nostri ufficiali.
— Ma è un cavaliere antico però.
— Fermiamoci un momento.
— Perché non torniamo indietro?
— Per far che?
— Per vederlo, almeno per interrogarlo.
— Per mente io non faccio un passo di più.
— Scommettiamo.
— Che cosa?
— Dite voi.
— Un paio di stivali come quelli del tuo asino antico, asino alla moda!

Pena! Rete! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe… Re… La…
— Ehi, galantuomo, dove andate?
— Alla città.
— Ci sapete dire un po’ che razza di bestia siete?
— Io sono… molto… un uomo.
— Voi siete poco un uomo, di uomo mi sembra non abbiate che le scarpe.
— Di dove venite?
— Di lassù.
— Bel discorso, ehi galantuomo, lo sapete con chi parlate?
— Con la scorta del Re.
— Meno male, allora le ciarle sono inutili.
— Dimandiamogli di che cos’ è.
— Domandaglielo te, imbecille.
— Di che cosa siete signore ?
— Io sono… molto leggero.
— Volevo dire: di quale materia è formato il vostro corpo ?
— Fumo.
— L’avevo detto! Ecco! Ecco! È un uomo fumo. Un uomo di fumo! Fumo! Fumo! Fumo!
— Taci marmocchio, se non vuoi andare anche te in fumo.
— Ma egli ha ragione!
— Perchè ostinarsi poi?
— Non si vede bene tutti?
— Fumo! Fumo! Fumo!
— Taci…
— Ma no che è vero, ha ragione.
— A voi sta a cuore la vostra scommessa, ecco.
— Come sono belle quelle scarpe !
— Tacete…
— Ma è inutile, è vero.
— Fumo! Fumo! Fumo!
— Lo vediamo tutti.
— Andiamo a dirlo al Re?
— Andiamo a dirlo al Re.
— Sì sì, andiamo.
— Può aver piacere di vederlo.
— Chi sa che cosa dice!
— Un uomo di fumo!
— Fumo! Fumo! Fumo!

Pena! Rete! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe… Re… La….
— Niente per il dazio signore? Galantuomo non fate da sordo! C’avete niente? Dentro le scarpe?
— Io sono… molto leggero.
— Eh caro mio, ci sono delle cose molto leggere che pagano il dazio. Coi vostri stivaloni potreste frodare benissimo il governo. Che tipo buffo !
— Hai veduto che strano colore ?
— Colore della nebbia caro mio.
— No!
— Che c’è?
— Ho capito.
— Che cosa?
— È di fumo!
— Ah! ah! ah! ah! ah!
— Sì, è di fumo !
— Venite a sentire, ha visto passare un uomo di fumo.
— Sicuro.
— Ah! ah! ah! ah! ah!
— Pazzo!
— Quanto gli hai fatto pagare?
— Tipo ameno te e lui.
— Vi assicuro, non poteva essere altrimenti egli ha detto di essere molto leggero, l’ ho visto bene da vicino!
— Ah! ah! ah! ah!

Aldo Palazzeschi

(da Il Codice di Perelà, secondo il testo della seconda edizione, Vallecchi 1920, disponibile in rete)

Leggi il post correlato Futurismo e immoralismo. I fiori lascivi di Aldo Palazzeschi (post per soli adulti)

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