Pubblicato il 22 settembre 2022

La poesia sei tu. Luis García Montero

VEDI I VIDEO Luis García Montero dice “Aunque tú no lo sepas” , Poeta dell’esperienza: dichiarazioni e testi , “El Amor” , “Madre” , Almudena Grandes e Luis García Montero leggono un racconto per bambini di Beatriz Eugenia Vallejo sul diritto alla libertà d’espressione  , Il poeta parla del Premio Betocchi Firenze, 22 settembre 2022 – Luis […]

di Marco Marchi

VEDI I VIDEO Luis García Montero dice “Aunque tú no lo sepas” , Poeta dell’esperienza: dichiarazioni e testi , “El Amor” , “Madre” , Almudena Grandes e Luis García Montero leggono un racconto per bambini di Beatriz Eugenia Vallejo sul diritto alla libertà d’espressione  , Il poeta parla del Premio Betocchi

Firenze, 22 settembre 2022 – Luis García Montero, nato a Granada nel 1958, è un poeta di rilevanza internazionale tra i più apprezzati e rappresentativi della sua generazione. Si è formato nell’Università della sua città, laureandosi in Lettere e Filosofia e ottenendo un dottorato di ricerca con una tesi su Rafael Alberti, poeta di cui divenne presto amico, curando anche l’edizione delle opere.

Risale al 1980 il suo debutto nell’agone letterario ispanico con il volume Y ahora ya eres dueño del Puente de Brooklyn, vincitore del Premio Federico García Lorca. Tre anni dopo, con El jardín extranjero Luis García Montero si aggiudica il Premio Adonáis. In quel periodo il poeta è animatore de La otra sentimentalidad, gruppo al quale collaborano anche i poeti Javier Egea e Álvaro Salvador e la cui poetica è teoricamente definita nel Manifiesto albertista da lui firmato con Javier Egea. Nasce da questa importante esperienza militante l’indirizzo realistico e colloquiale che costituisce la nota letterariamente più qualificante e resistente della sua produzione in versi, spesso caratterizzata da esiti vicini al teatro, con un ricorrente personaggio testimone della storia del suo tempo.

Com’è stato scritto nell’introdurre uno dei suoi libri tradotti in italiano: “Muovendo da una profonda esigenza interiore di verificare con se stesso e di comunicare agli altri la propria visione del mondo e della vita, García Montero costruisce i suoi rigorosi quadri, mirando a isolare i tagli, le fessure, gli scollamenti, in cui si esprime e si dichiara il disagio personale del non-riconoscimento, del vuoto. Ma tale disagio, sia pure dentro i dubbi ed il malessere dell’esistente, diviene condizione da cui prendere le distanze, insieme accettandone la contraddizione. E la liberazione, rituale e salvifica, compone la mappa appunto dei ‘quadri’ del proprio percorso poetico, la serie di contrassegni che guidano la marcia verso la riappropriazione nel concreto e nel dettaglio dell’esistenza in tutti i suoi aspetti e in particolare sul fronte dell’amore, in una situazione che prevede addirittura l’identificazione della poesia stessa con la donna amata” (Paolo Ruffilli).

Un poeta innamorato della poesia, Luis García Montero, che a suo tempo il Premio Carlo Betocchi ha voluto convintamente omaggiare in questo difficile momento mondiale, ritrovando nella profondità e prima ancora nella necessità della sua ispirazione quella sorta di grande archetipo distintivo che fa di lui – da poeta qual è e secondo le sue stesse parole – “un realista che vive il mondo dei sogni” e, insieme, “un sognatore che vuole vivere la realtà”.

L’opera di García Montero, tradotta in varie lingue e internazionalmente nota, è ricchissima di titoli in massima parte ora raccolti in Poesía (1980-2017). Ha pubblicato inoltre le prose autobiografiche di Luna del sur e il romanzo Impares, fila 13 scritto in collaborazione con Felipe Benítez Reyes. Insegna Letteratura spagnola all’Università di Granada e dirige l’Instituto Cervantes di Madrid. Tra i riconoscimenti che gli sono stati conferiti ricordiamo, oltre ai già citati, il Premio Loewe, il Premio Nacional de Poesía, il Premio Nacional de la Crítica e in Italia, come accennavamo, il Premio Carlo Betocchi-Città di Firenze. E’ stato marito della scrittrice Almudena Grandes, di recente scomparesa.

Marco Marchi

Benché tu non lo sappia

Come la luce di un sogno,
che non appare nel mondo ma esiste,
così ho vissuto io,
illuminando
quella parte di te che non conosci,
la vita che hai passato insieme ai miei pensieri.

E benché tu non lo sappia, io ti ho visto
attraversare la porta senza dire no,
chiedermi un portacenere, curiosare tra i libri,
rispondere al desiderio delle mie labbra
con le tue labbra di whisky,
seguire i miei passi fino alla camera.
Abbiamo anche parlato
sul letto, senza fretta, molte sere,
questo letto d’amore che non conosci,
lo stesso che rimane
freddo quando parti.

Benché tu non lo sappia ti inventavo con me,
facemmo mille progetti, passeggiammo
per tutte le città che ti piacciono,
ricordammo canzoni, scegliemmo rinunce,
imparando entrambi a convivere
tra la realtà e il pensiero.

Spiata all’ombra del tuo orario
o nella notte di un bar con mia sorpresa.
Così ho vissuto io,
come la luce del sogno
che non ricordi quando ti svegli.

(traduzione di Alessandro Ghignoli)

Y aunque tú no lo sepas 

Como la luz de un sueño,
que no raya en el mundo pero existe,
así he vivido yo
iluminado
esa parte de ti que no conoces,
la vida que has llevado junto a mis pensamientos.

Y aunque tú no lo sepas, yo te he visto
cruzar la puerta sin decir que no,
pedirme un cenicero, curiosear los libros,
responder al deseo de mis labios
con tus labios de whisky,
seguir mis pasos hasta el dormitorio.
También hemos hablado
en la cama, sin prisa, muchas tardes
esta cama de amor que no conoces,
la misma que se queda
fría cuanto te marchas.

Aunque tú no lo sepas te inventaba conmigo,
hicimos mil proyectos, paseamos
por todas las ciudades que te gustan,
recordamos canciones, elegimos renuncias,
aprendiendo los dos a convivir
entre la realidad y el pensamiento.

Espiada a la sombra de tu horario
o en la noche de un bar por mi sorpresa.
Así he vivido yo,
como la luz del sueño
que no recuerdas cuando te despiertas.

(da Tempo di camere separate, Casa Editrice Le Lettere, 2000)

La poesia

La poesia è inutile, solo serve
a tagliare la testa a qualche re,
o a sedurre una ragazza.

Potrebbe anche servire,
se l’acqua è la morte,
a cancellare l’acqua con un sogno.
E se il tempo le accorda la sua unica materia,
probabilmente serve da coltello,
perché è meglio un taglio netto
quando apriamo la pelle della memoria.
Come un vetro rotto,
Il desiderio
fa ferite più sporche.

La poesia sei tu,
un taglio netto,
una riga sull’acqua,
– Se l’acqua è la ragione dell’esistere -,
la donna che si lascia sedurre
per tagliare la testa a un re.

(traduzione di Emilio Coco)

La poesía

La poesía es inútil, sólo sirve.
para cortarle la cabeza a un rey,
o para seducir a una muchacha.

Quizás sirve también,
si es que el agua es muerte,
para rayar el agua con un sueño.
Y si el tiempo le otorga su única materia,
posiblemente sirva de navaja,
porque es mejor un corte limpio
cuando abrimos la piel de la memoria.
Con un cristal partido,
el deseo
hace heridas más sucias.

La poesía eres tú
un corte limpio,
una raya en el agua,
– Si que el agua es la razón de la existencia -,
La mujer que se deja seducir
para cortarle la cabeza a un rey.

(da Cinquantina, De Felice Edizioni, 2012)

Capo Sunion

Col passare degli anni,
cosa proverò leggendo questi versi
d’amore che adesso ti scrivo?
Me lo domando perché è nuda
la storia della mia vita davanti a me,
in quest’alba d’intimità,
quando la luce è improvvisa e rossa
e io sono quello che sono
e le parole
conservano il calore del corpo che le dice.

Saranno memoria e pelle del mio presente
o solo umiliazione, intatta ferita.

Ma con il passare del tempo,
quando dolore e fortuna si consumano con noi,
vorrei che questi versi sconfitti
avessero l’emozione
e la calma delle rovine classiche.
Che la parola sempre, sommersa nell’erba,
spunti con il corpo mezzo rotto,
che l’amore, come un fregio consunto,
conservi dignità contro l’azzurro del cielo
e che sul marmo freddo di una passione antica
i viaggiatori romantici affermino
l’omaggio del loro nome,
nel comprendere la fortuna di vivere così fragile,
gli occhi che riuscirono a incontrarsi
nell’infinita solitudine del tempo.

(traduzione di Gabriele Morelli)

Cabo Sounion 

Al pasar de los años,
¿qué sentiré leyendo estos poemas
de amor que ahora te escribo?
Me lo pregunto porque está desnuda
la historia de mi vida frente a mí,
en este amanecer de intimidad,
cuando la luz es inmediata y roja
y yo soy el que soy
y las palabras
conservan el calor del cuerpo que las dice.

Serán memoria y piel de mi presente
o sólo humillación, herida intacta.

Pero al correr del tiempo,
cuando dolor y dicha se agoten con nosotros,
quisiera que estos versos derrotados
tuviesen la emoción
y la tranquilidad de las ruinas clásicas.
Que la palabra siempre, sumergida en la hierba,
despunte con el cuerpo medio roto,
que el amor, como un friso desgastado,
conserve dignidad contra el azul del cielo
y que en el mármol frío de una pasión antigua
los viajeros románticos afirmen
el homenaje de su nombre,
al comprender la suerte tan frágil de vivir,
los ojos que acertaron a cruzarse
en la infinita soledad del tiempo.

(da “Poesia”,  n. 269, marzo 2012, Crocetti Editore)

Luis García Montero