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Firenze, 13 aprile 2018 – Ricordiamo oggi l’anniversario della nascita del poeta irlandese Séamus Heaney (Castledawson il 13 aprile 1939), tra i massimi esponenti del cosiddetto rinascimento poetico irlandese, premio Nobel per la letteratura nel 1995, terzo irlandese dopo Yeats e Samuel Beckett a potersi fregiare dell’ambito riconoscimento.

Scomparso nel 2013 a Dublino all’età di 74 anni, legatissimo alla cultura italiana, tra i suoi molti meriti letterari che un’ampia bibliografia condensa ed esibisce ci piace ricordare le sue traduzioni in lingua inglese delle poesie di Pascoli. La poesia che abbiamo scelto, ta l’altro, molto nota, rende biograficamente ragione delle sue origini contadine e, insieme, dell’impegno morale e civile che il poeta ha costantemente riversato nella sua opera e, insieme, del suo amore per la tradizione.

La stessa motivazione del Premio Nobel così suonava: «Bellezza lirica e profondità morale, che esalta i miracoli quotidiani e il passato vivente».

Marco Marchi

Vangando

Quatta quatta con il colpo in canna
Fra medio e pollice sta la penna.

Sotto la finestra un raspo netto all’internarsi
Della vanga nel terreno ghiaioso:
È mio padre che dissoda. Guardo in basso,

Finché sotto sforzo, a groppa curva
Sulle aiuole, torna venti anni indietro
Piegandosi a tempo per i solchi
Di patate che vangava.

A posto sul vangile lo scarpone,
Saldo fulcro del manico il ginocchio,
Cavava gambi, ficcava a fondo la lucente lama
Per spargere patate nuove che noi raccattavamo
Adorandone fresca la durezza nella mano.

Per Dio, il vecchio ci sapeva fare
Con la vanga. Come il suo vecchio.

Mio nonno in una giornata tagliava più torba
Di chiunque altro nella torbiera di Toner.
Una volta gli portai il latte in una bottiglia
Sciattamente turata con la carta.

Si raddrizzò per bere e subito riprese
Con cura a fare tacche e fette, spalandosi le zolle
Dietro le spalle, sempre più a fondo
A cercare quella buona. Scavando.

Il freddo afrore di terriccio di patate, risucchio e stacco
Da torba in guazzo, secco taglio della lama
Nelle radici vive, mi si risvegliano in testa.
Ma non ho vanga per seguire uomini come loro.

Fra medio e pollice
Quatta quatta sta la penna.
Sarà la mia vanga.

(traduzione di Alessandro Gentili)

Digging

Between my finger and my thumb
The squat pen rests; snug as a gun.

Under my window, a clean rasping sound
When the spade sinks il1to gravelly ground:
My father, digging. I look down

Till his straining rump among the flowerbeds
Bends low, comes up twenty years away
Stooping in rhythm through potato drills
Where he was digging.

The coarse boot nestled on the lug, the shaft
Against the inside knee was levered firmly.
He rooted out tall tops, buried the bright edge deep
To scatter new potatoes that we picked
Loving their cool hardness in our hands.

By God, the old man could handle a spade.
Just like his old man.

My grandfather cut more turf in a day
Than any other man on Toner’s bog.
Once I carried him milk in a bottle
Corked sloppily with papero He straightened up

To drink it, then fell to right away
Nicking and slicing neatly, heaving sods
Over his shoulder, going down and down
For the good turf. Digging.

The cold smell of potato mould, the squelch and slap
Of soggy peat, the curt cuts of an edge
Through living roots awaken in my head.
But l’ve no spade to follow men like them.

Between my finger and my thumb
The squat pen rests.
l’ll dig with it.

Seamus Heaney

(The Forge, The Haw Lantern)