L’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato la distribuzione del vaccino Moderna mRNA-127 per la prevenzione della malattia da Coronavirus. Nel dare parere positivo, Aifa sottolinea che questo vaccino, in termini di efficacia e sicurezza, appare sovrapponibile al Comirnaty, primo vaccino anti Covid-19 autorizzato in Europa il 22 dicembre scorso, sviluppato da BioNTech e Pfizer. Eppure alcune differenze tra i due prodotti ci sono. Vediamo cosa sappiamo.

Aifa afferma che il vaccino Moderna, a differenza del Pfizer BioNTech, è indicato a partire dai 18 anni di età, anziché dai 16 anni, prevede due somministrazioni a distanza di 28 giorni, invece che di 21. L’immunità si considera pienamente acquisita due settimane dopo la seconda somministrazione, inoltre il vaccino Moderna viene conservato a temperature comprese tra i -15° e -25° (Pfizer -70°), ma è stabile tra +2° e +8° per un mese in confezione integra. Per finire, il flacone multidose non richiede diluizione, è già pronto così.

Tutti e due i vaccini utilizzano la tecnologia mRNA, vale a dire che, senza impiegare virus vivo attenuato, l’industria farmaceutica ha ricreato in laboratorio sequenze di codice che, opportunamente veicolate nelle cellule umane, riproducono molecole riconoscibili come antigeni componenti della proteina spike, e permettono alle difese naturali del nostro organismo di fabbricare anticorpi contro il virus Sars-Cov-2. Per arrivare allo scopo, le due aziende hanno preso strade in parte diverse, in termini di modalità di fabbricazione e come composizione chimica del vaccino, ingredienti adiuvanti, conservanti, stabilizzanti o eccipienti, almeno questo è quanto si evince leggendo le descrizioni pubblicate dalla Fda americana.

Moderna, con sede a Cambridge (Massachussetts, USA) sta sviluppando terapie (farmaci e vaccini) che sfruttano la tecnica Rna messaggero, in modo tale da indurre le cellule a produrre specifiche proteine, con applicazioni molto promettenti in vari campi: malattie infettive, oncologia (immunoterapia), malattie rare, affezioni cardiovascolari, autoimmuni e infiammatorie. Tra i leader di punta della ricerca in Moderna figura il biochimico italiano Andrea Carfi.

I filamenti di Rna messaggero sono fragilissimi. Per questo i vaccini e i farmaci che utilizzano la tecnologia mRna vengono incapsulati all’interno di nanoparticelle lipidiche, microscopici gusci che arrivano indenni fino al bersaglio, entrano nelle cellule e fanno il loro dovere. Queste navette, che funzionano come tanti piccoli taxi, sono state approvate per la prima volta nel 2018 come vettori del farmaco Patisiran di Alnylam Pharmaceuticals, molecola che ha vinto il Prix Galien 2019 nella categoria farmaci orfani, primo agente terapeutico basato sull’RNA Interference, terapia che sfruttando un meccanismo esistente in natura ottiene il silenziamento genico di proteine responsabili di alcune patologie di natura genetica come l’amiloidosi ereditaria da transtiretina. Da segnalare, per restare in tema, terapie con oligonucleotidi antisenso che riducono l’espressione di specifiche proteine associate a condizioni neurodegenerative, promuovendo la degradazione del mRNA. Alludo, ad esempio, al nusinersen nel trattamento della SMA (atrofia muscolare spinale), un farmaco che agisce a livello di pre-mRNA per sopperire a un difetto genetico. Altro esempio:   risdiplam, recentemente approvato negli Stati Uniti dalla FDA. Sono tantissime come si vede le applicazioni emergenti in medicina, collegate alle proprietà dell’Rna messaggero, molte ricerche (è il caso di PTC Therapeutics) sposano la terapia genica e puntano a sconfiggere le patologie neurodegenerative.

Recentemente Chiesi Farmaceutici, gruppo internazionale con sede a Parma, ha annunciato una collaborazione strategica con Moderna finalizzata alla scoperta, sviluppo e commercializzazione di nuove terapie candidate al trattamento dell’ ipertensione arteriosa polmonare (IAP), una malattia rara dell’apparato respiratorio caratterizzata da aumento delle resistenze del piccolo circolo, che determina un progressivo affaticamento del ventricolo destro, e che può culminare nello scompenso cardiaco (similmente a quanto accade nella fibrosi polmonare idiopatica, ndr). La collaborazione coniuga l’esperienza clinica di Chiesi in pneumologia con la piattaforma mRNA di Moderna.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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