Parere positivo al farmaco di Menarini Stemline indicato nel trattamento delle forme avanzate o metastatiche di cancro al seno. Si tratta di Elacestrant, già approvato in gennaio dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti grazie ai risultati positivi ottenuti nello studio Emerald di fase III, che ora ha ricevuto un giudizio favorevole anche dal comitato medicinali per impiego umano (CHMP) dell’Agenzia regolatoria europea (Ema).

 

La molecola agisce sul recettore degli estrogeni con una modalità inedita, ed è indicata nelle donne in post-menopausa con carcinoma mammario positivo per il recettore degli estrogeni (ER+), e negativo per il recettore HER2, che hanno sviluppato mutazioni di ESR1 dopo almeno un trattamento con terapia ormonale. Anche negli uomini adulti, eccezionalmente, si può formare un nodulo atipico a livello della ghiandola mammaria, ghiandola che nel caso del maschio è normalmente atrofizzata, e in caso di crescita neoplastica anche gli uomini potranno beneficiare allo stesso modo dei protocolli.

 

Elacestrant viene somministrato per via orale in monoterapia, massima praticità, ed è il primo con tali requisiti nella classe SERD (degradatore selettivo del recettore degli estrogeni) ad aver conseguito con successo tre step consecutivi: sviluppo clinico fino alla fase III, approvazione dalla Fda americana, parere positivo del comitato europeo. Quest’ultimo parere deve ora passare al vaglio dalla Commissione Europea, cui spetta l’ultima parola nel concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio nella UE.

 

Meccanismo d’azione

I degradatori selettivi sono una acquisizione abbastanza recente in senologia. Nelle cellule uno specifico recettore lega l’ormone sessuale femminile, scatta così un segnale che promuove la crescita del tessuto mammario, sarebbe quello il passaggio da colpire.

 

Nella carta d’identità dei tumori al seno, la sigla ER+ indica una maggiore espressione di recettori degli estrogeni. L’aggregazione che si stabilisce con il recettore per effetto dei Serd, spiegano i ricercatori, viene poi riconosciuta (e tolta di mezzo) dal proteasoma, un sistema di smaltimento delle proteine all’interno delle cellule. Ciò porta a una diminuzione del numero dei recettori degli estrogeni nella cellula tumorale, tanto da compromettere il metabolismo neoplastico.

 

Mutazione

La mutazione dell’ESR1, che è il gene che codifica per il recettore degli estrogeni, può verificarsi incidentalmente, con il passare degli anni, nel tumore al seno ER+ e può portare alla resistenza al trattamento con farmaci anti-estrogeni.

 

I Serd sono una risorsa preziosa perché in presenza di mutazioni di ESR1 sono in grado di scavalcare gli ostacoli, ovvero possono aggirare i tentativi di resistenza al trattamento, ingabbiando il recettore maldestro fino alla sua liquidazione.

 

Detto in altri termini, i Serd sono stati sviluppati per interagire selettivamente con il recettore degli estrogeni e deteriorarlo, impedendo così alla massa tumorale di proliferare ulteriormente. Questo meccanismo di azione è diverso da quello dei farmaci anti-estrogeni, come il tamoxifene, che si limitano a inibire l’interruttore degli estrogeni senza rottamazione del recettore.

 

Resistenza

Ricapitolando, i degradatori selettivi (SERD) sono farmaci promettenti destinati al trattamento di donne in post-menopausa con carcinoma mammario avanzato o metastatico ER+, HER2 negativo. Questi farmaci determinano la demolizione del recettore degli estrogeni nelle cellule cancerose, rallentano così la crescita del tumore, e superano la resistenza dovuta alla mutazione di ESR1.

Le mutazioni ESR1 sono un fenomeno che si riscontra fino al 40% dei tumori al seno ER+, HER2- avanzato o metastatico, e che vanifica la terapia endocrina standard. Questo spiega perché, fino a un recente passato, i casi più difficili avevano un esito infausto, strada facendo le terapie anticancro perdevano la loro efficacia. Ora, come dicevamo, entra in scena una molecola che potrà fare la differenza.

 

“Elacestrant  – ha sentenziato Giuseppe Curigliano, professore di oncologia medica all’Università di Milano, responsabile del programma terapie innovative dello IEO – ha dimostrato tutta la sua efficacia, con un profilo di sicurezza gestibile, sottolineando il potenziale beneficio che questa terapia potrebbe presto comportare”.

 

Leggi anche: ricerca sul cancro, l’impegno di Menarini