Approvata negli Stati Uniti, sarà sperimentata presto in Europa, quindi anche in Italia, una molecola denominata AMG510 da impiegare in futuro per una particolare tipologia di cancro al polmone della variante cosiddetta “non a piccole cellule” con specifiche mutazioni. Una nicchia, ma il fatto che la terapia sortisca un effetto prossimo al 100% dei casi di carcinoma diffuso in quel segmento, indifferente ai farmaci finora approvati, desta particolare interesse.

Stiamo parlando di un approccio sperimentale sviluppato dai ricercatori Amgen che va a colpire un tallone d’Achille delle cellule tumorali, un ingranaggio in grado di ruotare, come si diceva, in soggetti che hanno fallito con i trattamenti standard. L’annuncio è uscito su Nature al termine di uno studio di fase 1, quindi siamo agli albori, ma le aspettative sono comprensibili. Ne abbiamo parlato a Milano con Silvia Novello, presidente dell’Associazione Walce (Women against lung cancer).

La professoressa Novello dirige l’ Oncologia Toracica dell’ospedale San Luigi di Orbassano, e proprio dal Piemonte prende il via l’arruolamento, in uno studio di fase III che coinvolgerà 650 pazienti, e che vede l’Italia impegnata con 15 centri coordinati dall’ Università di Torino. La diagnosi di cancro al polmone è spesso tardiva, oggi come oggi. L’accesso ai test molecolari, per tipizzare la neoplasia e individuare i target per terapie mirate, è per giunta disomogeneo a livello nazionale, ci sono regioni che nemmeno prevedono o rimborsano le indagini.

Più del 95% dei tumori polmonari è inquadrabile in uno dei quattro istotipi principali: carcinoma squamoso, adenocarcinoma, carcinoma a grandi cellule, e carcinoma a piccole cellule o microcitoma. Nei casi in cui è possibile identificare una alterazione responsabile della proliferazione tumorale (si tratta per lo più di adenocarcinomi) è possibile approntare terapie bersaglio, allo scopo di inattivare una specifica mutazione target presente nella neoplasia.

I geni RAS sono gli oncogeni più frequentemente mutati nei tumori solidi umani, spiega la professoressa Novello. Tra questi il gene KRAS è la forma più comune ed è mutato nel 30% circa degli adenocarcinomi polmonari, particolarmente nei fumatori, mentre la mutazione G12C si riscontra in circa l’11% di questa popolazione. AMG 510 è una piccola molecola in grado di raggiungere, in questi casi ben selezionati, una tasca proteica finora sconosciuta, determinando il blocco della proliferazione tumorale, in gergo tecnico è il primo inibitore irreversibile di KRAS, l’unico attivo in un sottogruppo consistente di malati per i quali finora è proponibile solo la chemioterapia.

Un primo trial con la molecola ha restituito un tasso di risposte obiettive del 48% e un controllo di malattia del 96% nei pazienti valutati, con fenomeni di tossicità inferiori al 10%. Tanto è bastato per dare il via all’iter di approvazione rapido della molecola da parte dell’agenzia regolatoria americana Fda. La prospettiva è di riuscire entro un paio d’anni a trattare e curare il tumore al polmone non a piccole cellule con mutazione specifica. AMG510 è il primo farmaco ad arrivare alla fase clinica dopo oltre 30 anni di ricerche infruttuose, solo ora si è trovato un appiglio molecolare contro cui lanciare l’attacco. Se gli studi clinici confermeranno le premesse, potrebbe diventare la prima terapia target efficace nei tumori con questo tipo di mutazione.

Alessandro Malpelo

QN IL GIORNO – il Resto del Carlino – LA NAZIONE

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