Inizia l’era dell’immuno-oncologia di precisione. Un nuovo approccio aperto dalla combinazione di due molecole immuno-oncologiche, nivolumab più ipilimumab, che, in uno studio tutto italiano, per la prima volta al mondo è stata sottoposta a valutazione indipendente dall’organo colpito. La metanalisi, coordinata dall’Università di Roma, La Sapienza, e pubblicata sul “Journal of Translational Medicine”, ha considerato 7 studi, condotti fra il 2010 e il 2020, su pazienti colpiti da melanoma, sarcoma, mesotelioma, tumore del polmone, della vescica e dello stomaco. La combinazione di nivolumab e ipilimumab ha dimostrato un’efficacia trasversale (in termini tecnici si definisce agnostica) e al di là del tipo di cancro preso in considerazione.

Singoli studi hanno inoltre evidenziato che, grazie alla combinazione, è possibile ottenere una sopravvivenza a lungo termine in diversi tipi di tumore particolarmente difficili da trattare in fase avanzata, come quelli del polmone, del rene, della pelle (melanoma) e dei tegumenti (mesotelioma). I risultati della metanalisi sono presentati oggi da Bristol Myers Squibb.

“L’effetto sinergico amplifica la risposta terapeutica”, precisa Paolo Marchetti, Policlinico Umberto I, Professore ordinario di Oncologia all’Università di Roma, La Sapienza, e prima firma della metanalisi -. “Così è possibile ottenere un controllo dei sintomi più consistente e rapido. Nivolumab più ipilimumab costituisce il primo esempio di combinazione di molecole che agiscono in modo complementare sul sistema immunitario e che permettono di raggiungere risultati clinici importanti. Questo approccio basato sui meccanismi di risposta e resistenza rappresenta un primo passo verso l’immuno-oncologia di precisione, superando il modello della medicina basata sulla stratificazione dei pazienti in base a fattori predittivi di risposta”.

Ad oggi la combinazione nivolumab – ipilimumab ha ricevuto l’approvazione europea nel trattamento in prima linea del melanoma avanzato, nel trattamento in prima linea del carcinoma a cellule renali avanzato a rischio intermedio/sfavorevole e, in associazione con due cicli di chemioterapia a base di platino, nel trattamento in prima linea del tumore del polmone non a piccole cellule metastatico (NSCLC) senza mutazione EGFR e ALK. “È necessario – continua il Prof. Marchetti – che la combinazione sia rimborsata anche in Italia, come in altri Paesi europei, per offrire soprattutto a questi pazienti un’efficace alternativa terapeutica”.

Un esempio tra i più eloquenti viene dai soggetti colpiti dalla forma più comune di cancro del polmone, quella “non a piccole cellule”, nei quali la combinazione ha evidenziato un netto vantaggio globale rispetto alla sola chemio. “Nel caso del tumore del polmone circa il 70% dei casi viene scoperto in fase avanzata”, afferma Carmine Pinto, Direttore dell’Oncologia Medica Clinical Cancer Center di Reggio Emilia. “La duplice terapia immuno-oncologica, costituita da nivolumab più ipilimumab, in associazione con due cicli di chemioterapia, in prima linea nel tumore metastatico, ha ridotto il rischio di morte del 31% rispetto alla sola chemioterapia, e riusciamo a controllare meglio gli effetti collaterali. Vengono ridotti sia i tempi che le tossicità della chemioterapia, con notevoli vantaggi psicologici per il paziente”.