Tecnicamente è possibile produrre cellule staminali cerebrali dal prelievo di un frammento di pelle. Una fonte accessibile e sicura di cellule staminali cerebrali per lo studio delle patologie neurologiche è stata individuata e descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Cell death and Disease.

Le cellule della pelle sono state trasformate in neuroni e il risultato serve a perfezionare le terapie rigenerative per combattere le malattie neurologiche senza il rischio di rigetto. Le cellule ottenute con questa tecnica potrebbero infatti essere disponibili per applicazioni in medicina entro due anni. La ricerca è stato condotta da Angelo Vescovi e Jessica Rosati, dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza e dell’associazione Revert, con la Fondazione Cellule Staminali di Terni e dell’Università di Milano Bicocca.

«Abbiamo finalmente dimostrato di poter produrre cellule nervose in condizioni tali da poter essere utilizzate nella clinica», ha detto Vescovi. Poter disporre di cellule nervose ottenute dello stesso paziente promette di ridurre il rischio di rigetto nelle terapie contro la sclerosi laterale amiotrofica e la sclerosi multipla, sulle quali il gruppo di Vescovi sta conducendo da tempo delle sperimentazioni.

Da una biopsia della cute vengono prese cellule della pelle che vengono riprogrammate e fatte regredire nel tempo, fino a uno stadio nel quale sono in grado di svilupparsi in più direzioni. Quelle che si ottengono cono cellule staminali pluripotenti indotte (IpsC) e il metodo è analogo a quello che nel 2012 ha fatto scattare il Nobel per la Medicina a Shinya Yamanaka.

Avere un numero illimitato di cellule cerebrali autologhe umane apre la strada a varie sperimentazioni. L’applicazione della terapia cellulare in ambito neurodegenerativo e neurologico era stata finora limitata da almeno tre fattori: 1) la scarsa disponibilità di cellule; 2) la scarsa riproducibilità dei metodi impiegati per produrle; 3) il rigetto per via della natura delle cellule fetali cerebrali. La pubblicazione di questo lavoro permetterà di espandere l’applicazione della terapia cellulare per le malattie cerebrali a popolazioni di pazienti e di patologie molto più ampi di quanto ad oggi possibile.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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