I sarcomi sono tumori dei tessuti di sostegno, ossa e muscoli in primo luogo, che destano particolare impressione perché possono colpire in tenera età, e perché attaccano le strutture osteoarticolari con modalità aggressive che ti spiazzano.

Tremila i nuovi casi di sarcoma osservati ogni anno in Italia, forse anche di più. Si distinguono almeno cinquanta sottotipi della malattia, che richiede terapie complesse combinate tra loro. Ogni caso ha una storia unica nel suo genere, una lotta impari.

Per difendersi è stata istituita la Rete Nazionale Tumori Rari che esattamente un anno fa ha ottenuto un riconoscimento con l’intesa Stato Regioni. Un documento condiviso a livello europeo, la Policy Checklist, indica la via da seguire nel sarcoma. Lo scopo è di arrivare a classificare meglio le diagnosi, impostare trattamenti razionali,  scoraggiare viaggi della speranza alla cieca.

Torniamo a parlare di ricerca sul cancro, e sarcoma in particolare, perché l’Associazione Paola per i tumori muscolo scheletrici, attraverso agenzie di stampa, ha dato notizia di aver organizzato a Milano un convegno di aggiornamento, con il sostegno incondizionato di Eli Lilly, nel quale sono intervenuti tra gli altri Alessandro Gronchi, responsabile della Chirurgia dei Sarcomi dell’Istituto Tumori (Int) di Milano, e Paolo Casali, direttore dell’Oncologia medica 2 dello stesso istituto.

Tante le cose riferite, che non riusciamo qui a sintetizzare, ma un messaggio di speranza è arrivato: la convinzione dei promotori è che “la Rete sarà utile anche per accelerare le ricerche, la clinica, lo sviluppo su nuovi farmaci, alimenterà un database sui tumori rari e le banche dei tessuti per la ricerca traslazionale”. Un modello organizzativo grazie al quale, nel caso dei sarcomi, potrebbero essere migliorate di almeno il 20 per cento – secondo Gronchi – le probabilità di guarigione.

I centri di eccellenza in Italia sono noti. Inutile correre all’estero o cercare su internet rimedi alternativi inefficaci dispendiosi, che fanno leva sul senso di smarrimento. Perché già si viene indirizzati nelle strutture ospedaliere più vicine aderenti al network, e seguendo il modello Hub&Spoke si è sicuri di ricevere la migliore assistenza per combattere un nemico imprevedibile.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute