Uno studio condotto da Antonio Musio, dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr, in collaborazione con University of Otago e Australian National University, ha indagato la via biochimica controllata da una specifica famiglia di glicoproteine note da tempo come trasduttori del segnale (WNT signaling pathways)  individuando un bersaglio da utilizzare per colpire le cellule tumorali. Questo lavoro è stato supportato da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e pubblicato su eLife.

Secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum) in collaborazione con l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), si stima che in Italia l’anno scorso siano stati diagnosticati in media ogni giorno 1.030 nuovi casi di cancro. Solo in alcuni di questi tumori si riscontrano mutazioni nei geni che codificano per il complesso proteico noto come coesina. “La coesina contribuisce a una corretta divisione cellulare, all’organizzazione tridimensionale del nucleo e alla regolazione dell’espressione genica”, ha scritto Musio. “Quando la coesina non funziona correttamente, la cellula cresce in maniera incontrollata e si trasforma. Attraverso questo meccanismo tuttavia sarebbe possibile andare a inibire la crescita delle cellule tumorali interferendo con le vie biochimiche che dipendono dalla funzione della coesina”.

I ricercatori hanno scoperto che inibendo il gene GSK3 con un composto in particolare (LY2090314) si riesce ad attivare la via biochimica dell’interruttore WNT quando la coesina è mutata, determinando un’efficace riduzione della crescita cellulare. Concetti complessi che è arduo sintetizzare in un giro di parole, ma così stanno le cose. “Siamo impegnati da anni a comprendere il ruolo della coesina nello sviluppo tumorale e i risultati della ricerca aprono nuove prospettive per la cura delle neoplasie”, si legge in conclusione nel report dell’istituto Cnr-Irgb. “Il fine di tali studi è aprire la strada allo sviluppo di terapie. In questo ambito la coesina potrebbe rappresentare un bersaglio molecolare per impedire il processo neoplastico”.