Una conferma dell’efficacia e della sicurezza della stimolazione magnetica transcranica arriva da uno studio annunciato dal gruppo di Livio Luzi, responsabile Endocrinologia e malattie metaboliche, Policlinico San Donato, professore ordinario all’Università di Milano. Lo studio ha coinvolto 50 pazienti, di cui 33 sono seguiti per oltre un anno, e ha somministrato 15 sedute di stimolazione, tre volte alla settimana, per 5 settimane, riscontrando una perdita di peso e una riduzione dell’indice di massa corporea in media dell’8,4% rispetto al peso corporeo iniziale misurato sulla bilancia. Spesso la dieta fallisce, si dice, per mancanza di volontà. Bella forza, è proprio questo il punto, non è facile combattere contro il tarlo della gola, ben venga un mezzo lecito che aiuta a trattenersi. Quasi nove chili separano i soggetti che si sono sottoposti alla procedura dal gruppo di controllo, con effetti stabili nel corso di un anno intero di follow up. La descrizione del nuovo studio è uscita sulla rivista Diabetes, Obesity and Metabolism.

“L’obesità è un’emergenza globale e fornire una terapia non invasiva è una sfida cruciale. I risultati ci rendono fiduciosi nell’auspicare che il trattamento, facilmente somministrabile e sicura per i pazienti, diventi in un prossimo futuro una terapia d’elezione per l’obesità“, ha scritto il professor Luzi. “Sappiamo che la fame è regolata da fattori legati alle nostre scelte e al nostro metabolismo, ma sappiamo anche che nei comportamenti alimentari anomali sono implicate alcune disfunzioni nei circuiti cerebrali della ricompensa, modulati dalla dopamina”. La stimolazione magnetica transcranica è già impiegata con buoni risultati in ambito neurologico per modulare il sistema dopaminergico in malattie neuropsichiatriche come la depressione maggiore e le dipendenze (da nicotina, alcool e cocaina). “La nostra ipotesi era che si potesse usare la stimolazione anche per ridurre il desiderio di cibo, supportando così le terapie comportamentali classiche per la perdita di peso, l’attività fisica e la dieta” ha aggiunto Luzi.

“Lo studio costituisce il punto di partenza di un approccio non farmacologico, non invasivo, a basso costo e ripetibile nel tempo per trattare le persone obese e, idealmente, in un futuro non lontano, anche per prevenire lo sviluppo dell’obesità nella fascia di età più a rischio, cioè gli adolescenti. Il nostro gruppo di ricerca è infatti impegnato a sperimentare anche altri tipi di stimolazione cerebrale sempre volte a modulare, in modo non invasivo, i circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione della fame sia metabolica sia voluttuaria” – conclude il professor Luzi, che aveva già illustrato ai congressi l’efficacia della stimolazione magnetica transcranica profonda nel modificare la composizione dei batteri intestinali, il cosiddetto microbiota, favorendo il calo ponderale, sia la validità della stessa tecnica nel ridurre il desiderio impellente di mangiare, il cosiddetto food craving, grazie alla sua azione regolatoria sui meccanismi cerebrali coinvolti nella gratificazione associata all’assunzione di cibo.

La stimolazione magnetica transcranica profonda è una tecnica innocua, non invasiva e non dolorosa, in cui il paziente indossa una sorta di casco leggero che applica dall’esterno una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello, corticali e subcorticali.

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Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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