Quale futuro per i 24 milioni di malati cronici, a partire da patologie reumatologiche come l’artrite reumatoide che ne colpiscono circa 6 milioni? La soluzione è nel rilancio del Piano nazionale cronicità, nell’aumento della telemedicina e un maggiore presidio territoriale medico e farmaceutico con un nuovo metodo di dispensazione e prescrizione dei farmaci innovativi. Queste alcune proposte, oggetto di un position paper, presentato a Roma. «La riflessione è partita dalla considerazione di molteplici criticità – ha evidenziato Mauro Galeazzi, reumatologo e coordinatore del gruppo di esperti, presidente emerito della Sir – in primo luogo, il limitato coordinamento da parte del Ministero della Salute nei confronti delle Regioni durante la crisi pandemica, le differenze regionali nel recepire il Piano Nazionale Cronicità, la mancata realizzazione dei Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali nelle malattie reumatologiche infiammatorie e auto-immuni in alcune regioni, così come del Fascicolo Sanitario Elettronico se non in rarissimi casi». «La pandemia ha aggravato la condizione dei pazienti cronici sia per il ritardo nell’accesso ai servizi sanitari e alle diagnosi, sia per l’allungamento delle liste di attesa per i controlli e la sospensione delle terapie – rileva la deputata Fabiola Bologna, Segretario Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera – grazie al Pnrr è necessario riorganizzare la medicina territoriale con percorsi innovativi nelle Case della Comunità e l’utilizzo della telemedicina all’interno dei Pdta per facilitare l’accesso e la continuità dei servizi. In questa direzione va anche la mozione approvata lo scorso marzo che impegna il Governo a migliorare la tutela delle persone che convivono con malattie croniche reumatologiche». Vi è poi il ruolo delle farmacie di prossimità e dei servizì. «Per i farmaci innovativi sarebbe utile modificare l’assetto di dispensazione così da agevolare il paziente nel ritiro del farmaco – conclude Roberto Gerli, presidente della Società Italiana di Reumatologia – la loro prescrivibilità dovrebbe restare sotto la responsabilità dello specialista. non solo tenendo conto di costo e risparmio, ma anche secondo appropriatezza clinica».