Lo stigma istituzionale rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo della salute mentale. Questo è il tema centrale della giornata di lavori “STIGMA E AWARENESS IN SALUTE MENTALE” organizzata dal Coordinamento nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale italiani in collaborazione con ASL Roma 1 e Motore Sanità, che si svolge attualmente a Roma in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale 2023.
Secondo Giuseppe Ducci, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di ASL Roma 1, lo stigma non è solo un atteggiamento individuale, ma può anche essere istituzionale. Esprimere un pregiudizio nei confronti dei farmaci innovativi per i pazienti psichiatrici, considerandoli di “serie B” rispetto ai pazienti oncologici, rappresenta un esempio di stigma. Ridurre le risorse destinate alla salute mentale a causa dell’idea che “non sia importante”, nonostante i problemi crescenti dopo la pandemia di Covid-19, è un altro esempio di stigma. Inoltre, considerare tutte le persone colpevoli di reati come malate e quindi collocarle in una zona ambigua tra delinquenza e malattia mentale rappresenta uno stigma.
Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità e Osservatorio Motore Sanità, nel suo intervento al convegno, realizzato con il sostegno incondizionato di Angelini Pharma e Janssen, Johnson & Johnson, ha sottolineato l’importanza di riportare la tutela della salute mentale al centro dell’agenda di governo, sia a livello nazionale che regionale. Per fare ciò, è fondamentale che tutte le figure professionali della psichiatria concordino sugli obiettivi da raggiungere e si uniscano e coordinino al meglio per spingere la politica ad affrontare il problema della tutela della salute mentale. Zanon fa inoltre notare che sono necessari almeno 2 miliardi di stanziamento immediato per coprire le gravi carenze dei Dipartimenti di Salute Mentale. Questo stanziamento dovrebbe essere progressivo, soprattutto per quanto riguarda le risorse umane, e dovrebbe essere accompagnato da una riduzione delle disuguaglianze territoriali nell’offerta dei servizi di salute mentale e da indicatori di risultati, come avviene per altre discipline del Servizio Sanitario Nazionale.
Mariarosaria Barbera, coordinatrice del Percorso Assistenza Domiciliare del DSM ASL Roma 1, aggiunge che il Dipartimento di Salute Mentale si impegna a realizzare tutte le azioni necessarie per prevenire lo stigma. Negli anni, è stata sviluppata un’importante esperienza rivolta ai pazienti gravi, mediante il Percorso di assistenza domiciliare che attualmente si occupa di 154 utenti. Questo approccio combina il sostegno alla vita indipendente a casa con il sostegno alle relazioni e all’inclusione sociale all’interno del quartiere. Combattere lo stigma richiede una corretta informazione e la creazione di sinergie tra le realtà pubbliche e private presenti sul territorio.
Daniela Pezzi, ex Presidente della Consulta Regionale per la Salute Mentale, sottolinea che la consapevolezza sull’argomento dello stigma è ancora molto ridotta tra le associazioni, che sembrano aver rinunciato a rivendicare il loro diritto di autotutela e di partecipazione alle decisioni sulla politica sanitaria. Tuttavia, migliorare la qualità dei servizi di salute mentale rimane possibile: la difesa della propria mente e del proprio benessere mentale è un diritto umano universale che non deve essere negato. Essere consapevoli di ciò e lavorare insieme può invertire questa situazione.
In conclusione, combattere lo stigma istituzionale rappresenta un passo fondamentale per sviluppare una società più inclusiva e orientata alla salute mentale. È necessario un impegno da parte delle istituzioni, delle associazioni e di tutti i cittadini per promuovere la consapevolezza e garantire un accesso equo e di qualità ai servizi di salute mentale. Solo in questo modo sarà possibile ridurre l’impatto negativo dello stigma sulla vita delle persone con disturbi mentali.
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