La gravidanza per una donna rappresenta un momento straordinario della propria vita, ma a volte l’ansia diventa insopportabile, per questo il parto indolore potrebbe rappresentare una importante opportunità, una prospettiva che incoraggia il percorso dal concepimento alla nascita, ma l’offerta di assistenza in questo senso risulta limitata, per lo più per carenze organizzative. Come incoraggiare e dare serenità alle future mamme che desiderano partorire sorridendo? Un contributo prezioso è arrivato da un parterre di specialisti di ostetricia e ginecologia in occasione del webinar di Mondosanità rivolto alle giovani madri nella società contemporanea. L’iniziativa della onlus intende promuovere un’informazione indipendente, mostrando le prospettive del parto indolore e le possibili alternative.

L’anestesia epidurale ad esempio, affermano gli specialisti, rimuove la sofferenza nel travaglio conservando la percezione delle contrazioni finalizzata al parto fisiologico e sicuro; se eseguita correttamente riduce il consumo di ossigeno materno, migliora la perfusione degli organi addominali e protegge gli scambi placentari tra madre e figlio, ma incontra anche qualche resistenza. Pesano certi retaggi del passato, quasi si volessero pretendere dalla donna in stato interessante atti eroici e sforzi titanici.

Si fa strada negli ultimi anni una nuova pratica analgesica nell’imminenza del parto, una miscela di protossido d’azoto e di ossigeno al 50%, che la partoriente eroga in autonomia tramite un dispositivo manuale collegato alla mascherina. In altri termini la donna diventa regista, può decidere da sola quanto analgesico  somministrare durante gli atti respiratori, e scegliere il momento in cui sente maggiormente bisogno del supporto. Questa soluzione analgesica relativamente semplice comporta un effetto inebriante, esilarante, che si manifesta in pochi secondi.

La miscela può dare un senso di lieve stordimento, che allenta le tensioni. Nel mondo anglosassone questa pratica (partorire sorridendo) abbassa i livelli di ansia, dona sicurezza, risulta molto più diffusa che in Italia. Le linee guida dell’agenzia inglese National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health raccomandano che questa miscela analgesica sia offerta in tutti i punti nascita.

“Dobbiamo accompagnare la donna in sala parto nelle condizioni migliori – ha spiegato Elsa Viora, Presidente AOGOI, associazione degli ostetrici ginecologi ospedalieri – la donna deve poter scegliere in base alla sua cultura, al suo pensiero e al suo modo di vedere le cose, senza dimenticare che dobbiamo fare i conti con una progressiva carenza di anestesisti e di specialisti in ginecologia e ostetricia”.

Durante il lockdown si è accentuata purtroppo la tendenza alla denatalità, il temuto calo delle nascite va avanti, fenomeno che pone l’Italia al secondo posto nel mondo dopo il Giappone, l’età gestazionale delle donne che decidono di avere un figlio si sposta sempre più avanti. “Sempre più spesso – osserva Claudio Crescini, segretario AOGOI Lombardia – le nostre pazienti arrivano alla prima gravidanza dopo i 32 anni. E quando questo avviene dopo i 40 anni, sappiamo, può rappresentare un fattore di rischio, questo lo diciamo senza nulla togliere alla validità della procreazione medicalmente assistita, che ha certamente risolto il problema delle tante infertilità di coppia che si riscontravano”.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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