Morbillo e rosolia sono infezioni da contrastare anche attraverso la vaccinazione del personale sanitario, dei volontari che operano nei servizi di pronto soccorso e nelle aree critiche in ospedale, e per proteggere le donne in stato interessante. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia inoltre la copertura vaccinale anche per tutto il personale in formazione. Lo hanno ribadito i microbiologi clinici italiani in occasione del congresso Amcli a Rimini. “Se una donna contrae per la prima volta nella sua vita l’infezione da rosolia nel primo trimestre di gravidanza ha un elevato rischio (circa del 90%) di trasmettere il virus al feto e in caso di trasmissione è ancora molto elevato il rischio di contrarre una malattia cerebrale severa nel feto, detta sindrome congenita da rosolia” ha scritto Tiziana Lazzarotto, microbiologa dell’Università di Bologna, componente del direttivo Amcli.

“A inizio mese sono usciti due lavori su riviste internazionali che evidenziano come l’infezione naturale da morbillo non provochi unicamente sintomi quali la polmonite, encefalite, epatite, ma alteri, talvolta in modo importante, la funzionalità del sistema immunitario, rendendolo più vulnerabile” ha ricordato Paolo Durando, professore di medicina del lavoro all’Università di Genova. I problemi clinici legati a queste infezioni sono complessi e spesso severi, divenendo indispensabile la loro prevenzione e il loro controllo attraverso la vaccinazione che, si ricorda, rientra negli obblighi vaccinali in ambito pediatrico dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale.