La positività spesso evolve rapidamente in malattia conclamata: otto persone su dieci con AIDS hanno scoperto di essere HIV positive nei sei mesi precedenti alla diagnosi. Un report dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato a fine novembre 2022, ha rilevato che sono sempre più numerose in Italia le diagnosi tardive, con oltre 2/3 delle persone che viene presa in carico quando ha già sviluppato i sintomi dell’infezione o patologie correlate. Per questo è importante, insieme ai farmaci che hanno permesso di cronicizzare l’infezione da Hiv, che si intervenga su più versanti, dalla prevenzione alla diagnosi precoce. Su questi temi si sono confrontati specialisti della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – SIMG e della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT, per un evento che ha ottenuto il sostegno incondizionato di Gilead Sciences.

 

Medici di famiglia

“Il medico di medicina generale  – sottolinea Alessandro Rossi, responsabile patologie acute SIMG – può favorire diagnosi precoci e migliorare l’assistenza al paziente in trattamento. Si stima che in Italia ci siano almeno 120mila persone con infezione da Hiv, di cui circa 100mila in terapia antiretrovirale, ma almeno 10mila inconsapevoli che possono trasmettere il virus. Pertanto è necessario avviare strategie per far emergere il sommerso con gli screening”.

 

Sospetti

Il medico di famiglia deve valutare la presenza dell’Hiv in base allo stile di vita, alla provenienza da zone endemiche, a eventuali patologie correlate, ma soprattutto deve testare il più possibile. Inoltre, poiché l’aspettativa di vita dei pazienti in trattamento si è notevolmente allungata, il medico deve preoccuparsi di malattie che possono presentarsi più frequentemente, quali patologie cardiovascolari come dislipidemie e coronaropatie, insufficienza renale e complicazioni urologiche, comorbidità neuropsichiatriche”.

 

Antiretrovirali

“La terapia antiretrovirale assunta con regolarità – sottolinea il professor Marco Borderi, infettivologo SIMIT – permette di azzerare la trasmissione dell’infezione da Hiv. Con il miglioramento delle terapie occorre tenere conto anche dell’invecchiamento delle persone con Hiv, la necessità di gestire al tempo stesso le complessità, le cronicità e la concomitante terapia antiretrovirale”.

 

Percezione del rischio

L’elevato numero di diagnosi tardive implica che i pazienti inconsapevoli siano esclusi dalle terapie e possano trasmettere involontariamente l’infezione. Inoltre manca una percezione del rischio. Servono campagne che facilitino l’accesso al test, iniziative per coinvolgere i giovani, promozione dei test rapidi, una sensibilizzazione verso rapporti sessuali protetti, in modo da scongiurare l’intero spettro di infezioni sessualmente trasmesse.

 

Normativa

“Con questa nuova legislatura  – ha affermato l’onorevole Mauro D’Attis – auspichiamo di portare a compimento il processo di approvazione della proposta di legge necessaria per aggiornare la 135/90. Manterremo concetti essenziali come il contrasto dello stigma sociale, l’accesso alle cure, la garanzia della riservatezza, una campagna rivolta ai giovani. Parallelamente terremo conto dei più efficaci approcci alla prevenzione, assicurando l’accesso alle terapie innovative, rafforzando le funzioni dell’Istituto Superiore di Sanità in materia di sorveglianza, raccolta dati epidemiologici e presidio di nuove emergenze infettive”.

 

Epatiti, Hiv e Covid

Il progetto per la formazione dei medici di famiglia contro le malattie infettive, dopo Covid-19, epatite C e Hiv-Aids, si concluderà in primavera con l’ultimo appuntamento relativo all’Epatite Delta. Particolare attenzione viene rivolta alle Fast-Track Cities, le dieci città d’Italia che hanno firmato la Dichiarazione di Parigi per raggiungere ambiziosi target nella lotta all’Hiv attraverso iniziative ad hoc.