Ridurre il peso delle malattie croniche in Italia è un’esigenza vitale per la nostra società, tutti ne parlano, grandi speranze si concentrano sulla medicina d’iniziativa ma come funziona? Significa organizzare l’offerta sanitaria in modo da prevenire o ritardare l’insorgenza delle malattie croniche quali diabete, cardiopatie, broncopneumopatie, malattie reumatiche, deterioramento mentale e oncologia, giocando d’anticipo anziché correre ai ripari quando il quadro è compromesso. I contenuti della medicina d’iniziativa vengono approfonditi in questi giorni nel quarto modulo del Corso di formazione permanente dell’Università di Bologna, rivolto alle associazioni di volontariato impegnate nel settore salute.

«La medicina d’iniziativa lavora sulla diffusione di adeguati stili di vita e per questo richiede un potenziamento delle cure territoriali – ha scritto Cristina Ugolini, Direttrice della Scuola Superiore di Politiche per la Salute (SSPS) dell’Università di Bologna – si tratta di un approccio completamente nuovo: l’idea che la salute della popolazione sia il risultato di un processo che coinvolge molti fattori, di cui i servizi sanitari sono solo una componente».

Il programma dell’Alma Mater è realizzato grazie al contributo incondizionato di Alfasigma, Amgen, Biogen, Bristol-Myers Squibb, Celgene, Fondazione MSD, GlaxoSmithKline, Lilly, Novartis, Roche e Sanofi Genzyme.

L’Emilia-Romagna è impegnata nella medicina d’iniziativa, e insieme ad altre Regioni come Veneto o Toscana sta investendo sul modello del Population Health Management, che permette di ottenere informazioni utili attraverso l’analisi delle banche dati amministrative sui consumi sanitari.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale