Vaccinarsi contro l’influenza è una scelta responsabile indicata anche ai giovani che godono di buona salute. Questo perché con la vaccinazione si riducono le probabilità di contagio, ci sono meno virus circolanti in grado di attaccare persone vulnerabili, alle quali l’influenza potrebbe nuocere, per esempio i bambini, che hanno un sistema immunitario ancora immaturo, gli anziani perché fragili. Diffondere il vaccino antinfluenzale è un gesto di civiltà e rispetto anche per proteggere quanti sono costretti, loro malgrado, a rinunciare al vaccino per cause di forza maggiore, ad esempio perché in trattamento farmacologico dopo trapianto di organi (immunodepressi) o dopo diagnosi di cancro.

Gli specialisti della Società Italiana di Farmacologia (SIF) riuniti al congresso nazionale, a Firenze, hanno affrontato il tema vaccinazioni rispondendo alle domande ricorrenti dei lettori. Già disponibile nelle farmacie e negli ambulatori medici, il vaccino anti-influenzale viene aggiornato puntualmente ogni anno perché i virus cambiano spesso, e la protezione deve essere rinnovata di conseguenza.

Le industrie farmaceutiche sono chiamate a produrre vaccini con minimo margine di tempo, basandosi sulle informazioni riguardanti i virus circolanti nelle altre zone del globo terrestre, vale a dire l’emisfero opposto, dove l’inverno è appena finito.

«I vaccini preparati in Europa, in previsione della stagione invernale – ha scritto il farmacologo Ganni Sava dell’Università di Trieste, consigliere SIF – si basano su informazioni raccolte nei mesi precedenti. Ma i virus possono mutare molto rapidamente nel frattempo, cambiando anche solo piccole caratteristiche genetiche dell’involucro. Questo rende meno efficace e incompleto l’ombrello di copertura vaccinale. Le mutazioni inoltre si ripresentano con il passare dei mesi.

Tra due picchi di influenza, uno tipicamente in autunno e l’altro a febbraio, si possono determinare delle recrudescenze. «Non ultimo – specifica il professor Sava – quello dell’influenza è un virus a Rna, caratteristica che lo rende incline a mutare». Ecco perché chi si vaccina innesca una protezione cosiddetta effetto gregge, preserva la comunità dalle conseguenze di una epidemia di più vaste proporzioni. Ma l’influenza non viene mai definitivamente debellata, perché si ripresenta prima o poi con nuove sembianze.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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