Infezioni ospedaliere, un flagello che, secondo i dati forniti dallo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) avrebbe provocato lo scorso anno in Italia ottomila vittime (7.800 i decessi classificati) con una probabilità di contrarre infezioni durante il ricovero ospedaliero del 6 per cento, 530 mila casi ogni anno.

Gli ultimi dati del Rapporto Osservasalute dicono che in 13 anni è raddoppiata la mortalità correlata alla sepsi. Per accendere i riflettori su questo tema, su iniziativa di Motore Sanità, con il patrocinio di Senato della Repubblica, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, della FIMMG, dell’Istituto Superiore di Sanità e della SIFO e con il contributo incondizionato di 3M, si è svolto a Roma presso la Sala Atti Parlamentari Giovanni Spadolini, Biblioteca della Minerva, un convegno sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere.

Nasce da questo appuntamento un’alleanza allargata tra soggetti coinvolti, con l’obiettivo di ridurre del 30% l’incidenza di questi inconvenienti. Il documento programmatico scaturito dall’evento vuole essere punto di riferimento per fornire alle istituzioni una guida per affrontare il tema.

Sorveglianza e controllo sono le due parole chiave protagoniste del documento insieme all’attuazione delle “buone pratiche” ovvero l’adozione di alcuni semplici fondamentali passaggi a partire dalla più nota misura igienica del lavaggio delle mani, a seguire una sicura e certificata sterilizzazione dello strumentario chirurgico, un’ottima preparazione del campo operatorio e sistemi di barriera, al riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, all’uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere.

Non tutte le Regioni d’Italia sono uguali di fronte al problema, c’è il caso virtuoso dell’Emilia-Romagna che secondo l’ultimo rapporto di monitoraggio delle attività mostra un progressivo miglioramento in tutte le Aziende Sanitarie dello stato di attuazione dei programmi, relativamente ad alcune componenti ritenute prioritarie (organizzazione, sorveglianza, controllo e formazione).

“La Regione Emilia-Romagna ha attivato da quasi 20 anni interventi atti a contrastare le infezioni correlate all’assistenza (ICA) e la diffusione di infezioni antibioticoresistenti”, ha affermato Maria Luisa Moro, Direttore Agenzia sanitaria e sociale, Regione Emilia-Romagna. Il programma regionale è mirato sia all’ambito ospedaliero che al territorio e si basa su Linee di indirizzo alle Aziende Sanitarie (DGR 318/2013), monitoraggio dei risultati ottenuti nelle Aziende Sanitarie, sistemi di sorveglianza regionali delle ICA, che rispondono a quanto raccomandato dall’European Center for Disease Control, un innovativo sistema di sorveglianza della resistenza agli antibiotici, programmi di intervento mirati a infezioni particolarmente gravi o a pratiche assistenziali e a promuovere l’uso appropriato di antibiotici, programmi formativi e campagne di comunicazione”.

“Particolare attenzione in questi anni è stata rivolta da numerose società scientifiche, compresa la Società italiana di anestesia e rianimazione (SIAARTI) – ha dichiarato Massimo Girardis, Responsabile Formazione SIAARTI, Direttore Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – alla definizione e diffusione di buone pratiche cliniche per la corretta gestione del paziente chirurgico con l’obiettivo di ridurre le complicanze perioperatorie tra le quali le infezioni del sito chirurgico”.