Infarto e ictus, si rischia di tornare ai livelli di 20 anni fa. Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Cardiologia mostra che il 68% degli ospedali ha ridotto i ricoveri per cardiopatia, il 50% ha diminuito l’offerta degli esami diagnostici e il 45% ha dovuto tagliare le visite ambulatoriali, il 22% ha dovuto tagliare posti letto in terapia intensiva cardiologica. È però necessaria un`inversione di rotta che garantisca un ripristino e magari un potenziamento dell’assistenza cardiologica, anche perché i problemi cardiologici potrebbero aumentare proprio per colpa del Covid.

 

Uno studio pubblicato su Nature Medicine rivela che chi supera l’infezione va poi incontro a un maggior rischio di malattie cardiovascolari come scompenso cardiaco, ictus, infarto, aritmie, miocarditi e pericarditi. La pandemia ha acuito poi alcuni stili di vita poco salutari: sedentarietà, eccessi alimentari, fumo e alcol. “Si registra un milione di fumatori in più rispetto al passato, il 44% degli italiani è aumentato di peso, il consumo eccessivo di alcol è cresciuto del 23,6% fra i maschi e del 9,7% fra le donne – afferma Pasquale Perrone Filardi, ordinario di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli – dati preoccupanti che fanno presagire un aumento delle patologie cardiovascolari nei prossimi anni, cui si aggiunge l’incremento delle malattie ischemiche del cuore”.