Due italiani su cento dopo i 40 anni sono colpiti da glaucoma. Prima causa mondiale di perdita della vista, fino alla cecità, la malattia nel 50% dei casi arriva tardi all’osservazione dello specialista o peggio viene ignorata. In occasione della settimana mondiale promossa dalla World Glaucoma Association, e nel nostro Paese dall’Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus (www.iapb.it), si sono tenute varie iniziative per richiamare l’attenzione su questo killer silenzioso della vista.

La pressione intraoculare che cresce in maniera subdola e progressiva costituisce il fattore di rischio, l’effetto è a carico del nervo ottico con progressivo danno riscontrabile all’esame del campo visivo, che può portare alla cecità. il riscontro spesso avviene in occasione della prima visita dall’oculista per gli occhiali.

Il glaucoma cronico ad angolo aperto è la forma più comune e progredisce per effetto di un malfunzionamento del deflusso dell’umore acqueo dell’occhio (liquido fisiologico che scorre tra la cornea e il cristallino) e provoca un aumento della pressione oculare. La forma acuta di glaucoma si manifesta in maniera improvvisa, provoca dolore e infiammazione, richiede molta attenzione. Il glaucoma congenito è una condizione presente dalla nascita, molto rara, tra le più gravi.

Le terapie contro il glaucoma, che siano farmacologiche, chirurgiche, guidate dal laser o dal device, puntano a riportare la pressione intraoculare nei limiti della norma.

Esperti nazionali e stranieri si sono riuniti a Milano per il congresso dell’AISG, Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma. «Molti arrivano dall’oculista quando la situazione è compromessa – ha dichiarato attraverso un comunicato il professor Stefano Miglior, Presidente AISG – per questo sono raccomandati controlli periodici della vista per arrivare a una diagnosi precoce. Con le cure esistenti, è possibile rallentare l’evoluzione della malattia che altrimenti porta alla ipovisione grave e alla cecità».

«Per fare diagnosi precoce disponiamo di strumenti sensibili e specifici in grado di discriminare una semplice ipertensione da un danno iniziale delle fibre e delle cellule nervose della reteina – precisa il professor Luciano Quaranta, direttore del Centro di studio del glaucoma dell’Università di Brescia – mentre resta fondamentale l’esame del campo visivo».

«Anche in ambito terapeutico abbiamo nuovi colliri ad uso singolo e tecniche chirurgiche mini-invasive che si avvalgono di laser evoluti tipo SLT (Trabeculoplastica Laser Selettiva) che consentono di ripristinare il corretto deflusso dell’umore acqueo. Non ultimo, device chirurgici che possono normalizzare la pressione intraoculare, come i MIGS (minimal invasive glaucoma surgery), meno aggressivi della chirurgia tradizionale. Quest’ultima però continua a rappresentare l’opzione di prima scelta nel caso sia necessario ridurre in maniera molto significativa la pressione interna dell’occhio».

I progressi in oftalmologia coinvolgono associazioni di volontariato, aziende farmaceutiche, industrie biomediche e gruppi di ricerca. Ad esempio si è indagata la funzione dei mitocondri, organelli che modulano l’energia della cellula, nell’ipotesi che l’efficienza dei meccanismi ossidativi possa giocare un ruolo come di arbitro, ritardare o meno la progressione del glaucoma. In questo senso il coenzima Q10 potrebbe avere un ruolo protettivo, peraltro da sperimentare. Una molecola che ha già mostrato capacità di rallentare i danni della malattia risulta essere invece la citicolina. Le gocce a base di citicolina e coenzima Q10 sono disponibili fin d’ora, e una voltra che avranno completato il ciclo dei riscontri di efficacia, andranno considerate una aggiunta, non un’alternativa ai classici colliri per frenare la pressione, che restano i farmaci clou, sempre considerando che tutte le opzioni terapeutiche nel glaucoma sono affidate al giudizio del medico, che deve valutare caso per caso le soluzioni più indicate.

A proposito delle terapie, il professor Leonardo Mastropasqua, direttore del Centro di oftalmologia dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, afferma che il paziente non controllato con la terapia farmacologica, e che rispetti criteri di eleggibilità precisi, può oggi essere sottoposto a chirurgia mini-invasiva come primo approccio, a parità di efficacia rispetto a interventi tradizionali, riducendo così i rischi intra-operatori accelerando il decorso.

«Ci si accorge tardi di avere la malattia, perché i danni iniziali sono diversi nei due occhi – spiega da parte sua il professor Gianluca Manni, direttore della Clinica Oculistica e del Centro glaucoma al Policlinico Universitario Tor Vergata di Roma – ed essendo la nostra visione binoculare, non realizziamo subito di avere un difetto». I pazienti si accorgono di non essere più in grado di fare cose semplici, come per esempio attraversare la strada da soli, e sono più soggetti a cadute.

Nel glaucoma, il perno della mobilitazione su scala nazionale è la onlus IAPB, presente quest’anno in oltre 90 città italiane per sensibilizzare e consentire controlli oculistici gratuiti, assieme alle strutture territoriali dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti. L’Agenzia per la prevenzione della cecità è un ente senza fini di lucro deputato per legge a promuovere l’informazione al fine di scongiurare le malattie oculari. Ha fondato e gestisce il Polo Nazionale di ricerca per la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva, Centro di Collaborazione dell’OMS presso il Policlinico Gemelli a Roma.

Una semplice visita oculistica è sufficiente a diagnosticare un glaucoma in fase iniziale o ancora non grave – sottolinea Giuseppe Castronovo, Presidente della IAPB Italia onlus –. È necessario,pertanto, sottoporsi con regolarità a controlli oculistici, specialmente in presenza di fattori di rischio quali età, precedenti familiari, miopia elevata. Per sensibilizzare l’opinione pubblica è attiva anche una campagna social con l’hashtag #peramoredellavista.

La frequenza del glaucoma, malattia con spiccati caratteri di ereditarietà, pur non essendo un’esclusiva dell’anziano, aumenta con l’avanzare dell’età. È buona norma, per chi ha più di 40 anni, sottoporsi a un controllo oculistico che comprenda anche la misurazione della pressione oculare. (Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale).