“Intendo proporre l’aggiornamento e l’ampliamento della legge 3/2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato; estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina”. Ad annunciare con queste parole un giro di vite sul fumo a vent’anni dal varo della legge Sirchia è stato il ministro Orazio Schillaci, in audizione in commissione affari sociali della Camera.

 

La Salute un Bene da difendere

Un fenomeno in crescita: dopo un periodo di stagnazione assistiamo a un aumento nel numero dei fumatori pari a due punti percentuali: erano il 22% nel 2019, ultimo anno di rilevazione pre-pandemia, oggi siamo al 24,2%, con una crescita che riguarda stavolta entrambi i sessi. Il 50% dei decessi oncologici potrebbe essere evitato, osservano i volontari del gruppo “La Salute un Bene da difendere, un Diritto da promuovere”, occorre intervenire su fattori di rischio prevenibili come il fumo di tabacco.

 

Leggi anche: stretta sul fumo, l’opinione di Annamaria Mancuso

 

Women against lung cancer

«Ancora oggi – afferma Silvia Novello, ordinario di oncologia medica all’Università di Torino, e presidente WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) – il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per l’insorgenza dei tumori polmonari e ad esso è ascrivibile l’85%-90% di tutte queste neoplasie. Il rischio di sviluppare un tumore del polmone è direttamente proporzionale alla durata dell’esposizione al fumo di tabacco e al numero di sigarette fumate. Smettere di fumare riduce progressivamente e sensibilmente il rischio di tumore polmonare, per non parlare dell’effetto che il fumo ha su patologie vascolari, cardiache, metaboliche».

 

Fondazione IncontraDonna

«Quanto proposto dal ministro della salute, Orazio Schillaci, è assolutamente condivisibile – commenta Adriana Bonifacino, presidente Fondazione IncontraDonna – perseguire gli obiettivi del Piano Europeo contro il cancro è prioritario. Un’attenzione particolare va posta ai bambini e agli adolescenti che si avvicinano al fumo di sigaretta in età sempre più precoce. La nostra Associazione auspica la realizzazione di campagne di sensibilizzazione su scala nazionale, di centri antifumo e ogni altra iniziativa concreta che possa promuovere sport, sana alimentazione e contrastare l’uso di sigarette e di tabacco riscaldato nel nostro Paese».

 

Sima, Società italiana medicina ambientale

“I prodotti a tabacco riscaldato rappresentano una porta di ingresso che introduce i giovani al fumo, con costi sociali e sanitari enormi”, ha scritto Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). – Gli ultimi numeri ufficiali registrano in Italia una abnorme crescita nel numero di consumatori di stick a tabacco riscaldato, che passa dall’1,1% della popolazione del 2019 al 3,3% del 2022, con un aumento del +200% in appena due anni. Più di una persona su tre (36,6%) le considera tuttavia meno dannose delle sigarette tradizionali.

 

Lega italiana anti fumo Liaf

Diverso l’approccio di Riccardo Polosa, ordinario di medicina interna all’Università di Catania, fondatore della Lega Italiana Anti Fumo Liaf e del Centro di Ricerca Internazionale sulla Riduzione del Danno (Coehar). “Quaranta anni di letteratura – spiega Polosa – hanno evidenziato che il fumo combusto contiene sostanze chimiche e cancerogene correlate a malattie come il tumore al polmone. La tossicità di prodotti a rischio ridotto è intorno al 95% inferiore rispetto a quelli tradizionali, è dimostrato il danno da fumo passivo derivato da sigaretta ma non esiste un solo studio che dimostri un reale rischio per lo svapo passivo”. Quindi, aggiunge Polosa, in generale serve una tassazione a due velocità, per aiutare le persone ad abbandonare sigarette tradizionali in favore di alternative a rischio ridotto. Quanto all’affermazione che i giovani iniziano con le e-cig per poi passare alle sigarette tradizionali, questa è ancora tutta da dimostrare.

 

Istituto di ricerche Mario Negri

Silvano Gallus, a capo del laboratorio di Epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, ha coordinato uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Tobacco Control nel quale ha dimostrato che questi prodotti sono un forte incentivo a iniziare per i giovani, che cominciano con le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato. È probabile che siano meno dannosi delle sigarette tradizionali, il problema è che gli ingredienti delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato sono diversi da quelli delle sigarette tradizionali, e – rimarca lo studio del Mario Negri – ne sappiamo ancora troppo poco.

 

Società italiana di Igiene (Siti)

Favorevole alla stretta annunciata dal ministero, che intende aggiornare la legge antifumo, è Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanita’ Pubblica (Siti), che auspica sia ampliata l’offerta dei servizi per la cessazione del fumo che permettono di fornire trattamenti integrati efficaci nel contrasto al tabagismo

 

Istituto Superiore di Sanità

Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, da parte sua rileva che l’87% di quanti si rivolgono alla sigaretta elettronica sono consumatori duali, cioè alternano prodotti elettronici e sigarette tradizionali.

 

Lilt, Lega italiana lotta ai tumori

“Sono fermamente convinto che l’ottima iniziativa del ministro stia andando nella direzione giusta, quella che vorrebbe le nuove generazioni libere dal fumo e dalla dipendenza dalla nicotina, in sintonia con gli obiettivi del piano europeo contro il cancro”. Queste le parole di Francesco Schittulli, presidente della Lilt, Lega italiana per la lotta ai tumori. “Allargare la fascia di divieti ai luoghi aperti, come ad esempio i parchi, mi sembra un’ottima proposta”, aggiunge.

 

Mohre, Osservatorio riduzione del danno

“I divieti vanno benissimo, ma sono solo il prossimo passo per una politica di contenimento del danno e non possono essere l’unico. In Italia abbiamo 12 milioni di persone che fumano, di cui il 20% sono fumatori incalliti, ovvero abbiamo quasi tre milioni di persone che fumano 20 o più sigarette al giorno e sono incapaci di smettere”. Così Fabio Beatrice, direttore del Mediterranean Observatory of Harm REduction (MOHRE) e fondatore del Centro antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. “Il fumo di sigaretta, precisa, è una dipendenza da trattare come una malattia, non è semplicemente un vizio. Ben vengano quindi i divieti anche all’aperto, ma se si introducono deve esser chiaro come farli rispettare”.