I polmoni sono il bersaglio numero uno del Covid-19 e in questi mesi abbiamo imparato a temere la famigerata polmonite interstiziale, che nei casi meno fortunati porta insufficienza respiratoria e ridotta capacità vitale polmonare riscontrabile con la spirometria. Ma non c’è solo il virus Sars-Cov-2 a togliere il respiro. Luca Richeldi, presidente della Società italiana di pneumologia, spesso ricorda che in corso di autopsie vengono repertati tantissimi casi di fibrosi polmonare idiopatica che altrimenti passerebbero inosservati.

E sono tante le minacce rivolte contro l’albero respiratorio, oltre alla classica fibrosi polmonare idiopatica (ipf), al punto che si arriva a parlare più estesamente di interstiziopatie. Una volta si riteneva che queste affezioni, che riducono lo scambio di ossigeno a livello alveolare e aumentano le resistenze del piccolo circolo affaticando il cuore fino allo sfinimento, fossero da inquadrare come malattie rare. Oggi si scopre che sono più frequenti di quanto si potesse immaginare, e pur non essendo tumori dal punto di vista istologico, progrediscono quasi  come un carcinoma polmonare, cioè inarrestabili come il cancro quando viene lasciato a briglia sciolta.

Oggi la clinica dispone di farmaci che controllano, fermano o almeno rallentano l’evolvere di queste fibrosi, a patto di iniziare a curarsi precocemente. Le interstiziopatie polmonari sono dunque malattie rare per modo di dire. Tra queste la prevalenza della sola IPF in Italia è di circa 15.000 casi. Tali affezioni afferiscono a un centinaio di istituti di pneumologia (sono 107 per la precisione nello Stivale), 30 dei quali seguono il 70% dei soggetti diagnosticati. I centri di riferimento regionali sono adesso alle prese con l’emergenza Covid, quindi le difficoltà si sommano.

Le interstiziopatie, alcune forme morbose di questa variegata famiglia, sono state riconosciute nei LEA, livelli essenziali di assistenza. Motore Sanità attraverso l’esperienza acquisita negli anni come supporto alle reti di patologia, intende convocare tavoli di discussione regionali per aprire un confronto tra tutti gli interlocutori, gli “stakeholders di sistema”.

Di modelli organizzativi gestionali delle interstiziopatie e fibrosi polmonari in Emilia Romagna si parla oggi in occasione di un webinar sulla piattaforma zoom aperto al pubblico, con particolare riguardo agli operatori sanitari, al quale sono invitati Mattia Altini, Direttore Sanitario AUSL Romagna, Matteo Buccioli, Presidente AMMP, Associazione Morgagni Malattie Polmonari O.D.V., Monica Calamai, Direttore Generale AUSL Ferrara, Daniele Conti, Rappresentante Associazione pazienti AMRER, Bologna, Achille Gallina Toschi, Presidente Federfarma Emilia-Romagna, Marcello Govoni, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale UOC, Sezione di Reumatologia AOU S.Anna, Ferrara, Stefano Nava, Professore Ordinario Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale, Università di Bologna, Responsabile UOC Pneumologia AOU Bologna, Fabio Pieraccini, Direttore Assistenza Farmaceutica AUSL Romagna, Venerino Poletti, Responsabile Dipartimento Pneumologia Azienda ospedaliera Forlì, Elisa Rozzi, Responsabile Gruppo Malattie Rare, Servizio Assistenza Ospedaliera, Regione Emilia-Romagna, Carlo Salvarani, Direttore Medicina Specialistica Reumatologia AOU Reggio Emilia, Valentina Solfrini, Direzione Generale Cura della Persona Salute e Welfare, Servizio Assistenza Territoriale, Area Farmaci e Dispositivi Medici, Regione Emilia-Romagna. Domenica Taruscio, Centro Nazionale Malattie Rare CNMR – ISS Istituto Superiore di Sanità, è stata invitata a tenere la relazione introduttiva per questo evento.