Le terapie per il cuore, arterie e apparato cardiovascolare, restano saldamente al primo posto in Italia tra le più rappresentate e prescritte, seguono le cure per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo, il sangue e gli organi emopoietici. Secondo l’ultimo rapporto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) l’anno scorso sono stati somministrati in media 1.572 medicamenti al giorno ogni mille abitanti. Considerando anche i farmaci per impiego ospedaliero e quelli interamente a carico del cittadino, in media ogni soggetto, inclusi i bambini, ha assunto circa 1,6 dosi giornaliere,  il 72% delle quali erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), mentre un buon 27% si riferisce a dosi di medicinali acquistati direttamente dal cliente (acquisto privato di classe A, classe C con ricetta e automedicazione). Diminuiscono sensibilmente le confezioni dei farmaci di classe A acquistati privatamente dal cittadino (-24,9%), mentre aumentano le confezioni dei farmaci di automedicazione (+4,1%), dei  farmaci di classe C con ricetta (+3,0%) e rimangono stabili le confezioni dei farmaci di classe A erogati in distribuzione diretta. La gente insegue il risparmio in farmacia.

In Italia prende regolarmente farmaci il 62% degli uomini e il 71% delle donne, la fascia di popolazione sopra i 64 anni di età assorbe oltre il 60% della spesa in assistenza convenzionata e circa il 70% del volume di farmaci complessivi distribuiti attraverso i diversi canali. Pur essendo sempre molto gettonati, gli antidepressivi sono tra i farmaci per i quali c’è meno aderenza alla terapia, con il 40% dei pazienti che non segue la prescrizione o li prende in maniera disordinata. Discontinua anche nell’aderenza terapeutica verso gli inibitori della formazione del’acido urico (per il 57,5% dei pazienti è bassa) e nei confronti delle statine per regolare il colesterolo e prevenire cardiopatie (41,6%). I farmaci antineoplastici e immunomodulatori – sottolinea il rapporto – costituiscono la categoria a maggiore impatto sulla spesa farmaceutica pubblica (5.659 milioni di euro).

Per l’approvazione delle terapie evolute come le Car-T contro alcuni tumori del sangue “siamo ormai vicini alla conclusione dell’accordo sul prezzo con un’azienda farmaceutica“, ha spiegato il direttore generale dell’Aifa, Luca Li Bassi. “L’incremento della spesa per i farmaci a carico dei cittadini è un trend che dura da qualche anno, c’è però il nostro impegno a modificarlo”.

Si conferma in Italia il trend in crescita del ricorso ai farmaci a brevetto scaduto, gravati da costi inferiori. Crescono anche i consumi e la spesa dei farmaci equivalenti. Ben quattro principi attivi appartenenti alla categoria degli inibitori di pompa (pantoprazolo, lansoprazolo, omeprazolo ed esomeprazolo) compaiono nella lista dei primi 20 principi attivi a brevetto scaduto. Nelle settimane scorse a preoccupare pazienti e medici era stata la carenza di un farmaco di uso comune per il Parkinson (Sinemet). Oggi a suscitare apprensioni quando scarseggia è la mitomicina, chemioterapico per il trattamento del tumore della vescica.

“Sarebbe banale ricondurre a una questione di prezzo il problema delle carenze dei farmaci“, ha dichiarato Li Bassi. “Non si spiegherebbe perché in Svizzera, dove i medicinali costano tanto e ci sono le sedi di molte multinazionali, ne mancano oltre mezzo migliaio“. Le agenzie regolatorie dispongono comunque di meccanismi di monitoraggio e riescono a creare reti di tutela. Esistono poi quasi sempre farmaci equivalenti, o valide alternative terapeutiche. Resta il fatto che il problema delle carenze di farmaci esiste, è molto complesso, riguarda soprattutto la produzione, ma anche la distribuzione in farmacia.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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