Cosa sono i farmaci equivalenti? A cosa servono e perché dovremmo tenerli in considerazione? Parliamo di terapie collaudate, accessibili anche economicamente in quanto alla portata di tutte le tasche. Le risposte a questi interrogativi sono sotto gli occhi di tutti, sul web su un portale del tipo equivalente.it , ma sono ancora tanti a perdere di vista l’opportunità rappresentata da questi prodotti con elevati standard di qualità.

I farmaci equivalenti hanno lo stesso principio attivo, la stessa concentrazione e le stesse indicazioni terapeutiche di un farmaco di marca non più coperto da brevetto, e sono quindi, dal punto di vista del medico e del farmacista, equivalenti al prodotto griffato che per primo li ha lanciati sul mercato, ma risultano assai più economici, poiché i costi di ricerca e sperimentazione sono già stati ammortizzati nel tempo. Una volta vinta la diffidenza, quindi, per il cittadino i risparmi derivanti dall’acquisto di un farmaco equivalente possono andare da un minimo del 20% fino al 70% in meno rispetto al corrispondente farmaco di marca.

Liberarsi dalla logica dell’etichetta, spesso reclamizzata, guardando invece al contenuto identico di principio attivo medicamentoso, è una scelta razionale. La scelta dei farmaci equivalenti risulta fondamentale per mantenere sostenibile il Servizio sanitario nazionale. Libera risorse da destinare a nuovi investimenti per l’innovazione in campo farmaceutico, facendo risparmiare soldi dei contribuenti all’atto dell’acquisto dei medicinali.

In Europa esiste una marcata disparità nell’impiego dei farmaci equivalenti, con l’Italia agli ultimi posti nella classifica dei consumi, dominata da Olanda, Germania, Regno Unito e Francia. Inoltre, alle nostre latitudini registriamo comportamenti profondamente diversi fra Nord e Centro-Sud.

“I cittadini pagano per avere un farmaco generico a marchio conosciuto, mentre il farmaco equivalente è offerto gratuitamente dallo Stato, ma questo i cittadini dovrebbero saperlo”, ha dichiarato Giorgio Colombo, direttore scientifico Cefat, Università di Pavia, in occasione di un convegno Mondosanità, realizzato con il contributo incondizionato di Teva.

“C’è una resistenza culturale di fondo: alcuni cittadini sono convinti che il prodotto di marca sia più efficace, ma non è vero”, aggiunge Marco Cossolo, presidente Federfarma, mentre il presidente dei medici internisti FADOI, Francesco Dentali, ribadisce la necessità di coinvolgere i medici nel veicolare messaggi inerenti l’affidabilità di questi farmaci anche a livello ospedaliero.

Comunque sia, il cittadino vuole essere certo di trovare il medicamento di cui ha bisogno, indipendentemente dalla farmacia in cui si trova e a prescindere dal costo che dovrà sostenere. “Credo che dobbiamo superare le polemiche tra farmaci costosi e prodotti meno costosi”, – ha spiegato Claudio Cricelli, Presidente SIMG, Società italiana medicina generale. “Qui non si tratta tanto di liberare risorse ma di spostarle. La scelta da parte del cittadino di un farmaco branded è legata a consuetudini, la più frequente delle quali è quella per cui dovunque vada è certo che troverà il medicinale che riconosce dal packaging, mentre il generico cambia la grafica della scatola”.

Chiudiamo con Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto e vicepresidente del Bureau Europeo delle Regioni (CdR) che sottolinea l’importanza che ha questi temi rivestono per l’intera Europa, a maggior ragione adesso che il governatore Luca Zaia ha candidato il Veneto e il suo capoluogo, Venezia, a ospitare la sede dell’ Autorità per la risposta alle emergenze sanitarie nella Ue. “Anche in questo contesto, questo dibattito ha valenza ampia. L’Europa ha l’occasione storica di diventare centro di ricerca, sviluppo e produzione di farmaci equivalenti – ha concluso Ciambetti – molecole che avranno un ruolo chiave nell’emancipazione sanitaria di interi continenti”.

Alessandro Malpelo

QN IL GIORNO ilResto delCarlino LANAZIONE

salute benessere