Esiste una profonda connessione tra alimentazione e benessere, la nostra mente può essere rispettata anche a tavola, secondo i dettami della psicologia e psichiatria nutrizionale, un fenomeno su scala mondiale, visti i disgi acuitisi in questi mesi di autoisolamento da Covid. Sono stati momenti difficili, durante i quali ci siamo appesantiti, prendendo quello che c’era dal frigorifero, anche in maniera ostinata, scegliendo a volte prodotti sbagliati, vuoi perché ipercalorici, o perché poveri di molecole antiossidanti, sbagliati perché a quelli pensiamo, mentre la varietà, l’alternanza con prodotti freschi, sembra una delle chiavi del successo, anche in tema alimentare.

In questi mesi molti di noi hanno preso qualche chilo di troppo, anche perché invece di muoversi eravamo chiusi in casa, e il cibo diventava volta per volta una scelta quasi obbligata, una occupazione per far passare il tempo. Eppure mai come in questo momento, con il ritorno alla vita all’aria aperta, sarebbe possibile invertire la tendenza, evitando il pasto come gratificazione abitudinaria, come consolazione che fa ingrassare, quindi ricominciando a vivere un rapporto ideale, partendo dalla dieta. Alimentazione e psicologia vanno a braccetto, dunque, secondo i dettami della psichiatria e psicologia nutrizionale. La scelta dei nutrienti diventa lo strumento ideale per mantenere un equilibrio psico-fisico nei momenti di crisi. Frutta e verdura fresca ad esempio sono elementi fondamentali nella Dieta Mediterranea, anche se spesso li trascuriamo.

Uno studio internazionale ha sondato la reazione degli italiani agli eventi che ci creano disagio. La raccomandazione di Giuseppe Fatati, presidente dell’Osservatorio Nestlé, è di sfruttare la profonda connessione tra una corretta nutrizione e le nostre abilità cognitive. La buona notizia è che, secondo i dettami della psicologia e psichiatria nutrizionale, grazie alla profonda connessione fra cibo e talune strutture encefaliche, ipotalamo e corteccia cerebrale, la nostra mente può essere ben orientata anche a tavola, come già diversi studi suggerivano, dimostrando per esempio come la Dieta Mediterranea sia associata a un minor rischio di depressione e come in particolare alcuni cibi, i cosiddetti mood food, siano dotati di uno spiccato effetto leva sul buonumore.

“Esiste una relazione inversa tra alimentazione, ansia e depressione – spiega Fatati – cioè più frutta e verdura viene consumata ai pasti, minore è la probabilità di sperimentare qualche forma di disagio psicologico negli anni successivi.” “Le linee guida nazionali e internazionali consigliano di consumare più porzioni di verdura e frutta fresca. In particolare, il consumo di frutta in età scolare è essenziale per apprendere comportamenti alimentari corretti e raggiungere un ottimo equilibrio. Nonostante sia stato fatto un grande sforzo per aumentare l’assunzione di frutta e verdura nei bambini in età prescolare, l’assunzione di verdure in questo gruppo è ancora bassa”.

I giovanissimi hanno poca confidenza con le verdure fresche dell’orto, perché? Uno studio recente aveva evidenziato che l’educazione alimentare dei bambini in età prescolare può avere un effetto positivo sull’assunzione di verdure, nonché sui loro risultati emotivi e comportamentali.

Apprendere un’abitudine corretta è quindi essenziale per lo sviluppo emotivo-comportamentale di ogni bambino. Un principio sviluppato nel progetto Nutripiatto di Nestlé, di cui abbiamo scritto altre volte. Conferma Giuseppe Fatati: “Negli anni è diventata molto popolare la proposta di cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, mutuata dal programma alimentare americano Five-a-day. In area mediterranea dobbiamo considerare almeno cinque porzioni al giorno suddivise in due di verdura e tre di frutta”.

Un’ottima idea per aumentarne il consumo dei nutrienti sani è quella di utilizzarli come ingredienti di piatti più o meno elaborati ma sempre molto gustosi e colorati come, per esempio, una pasta con le zucchine, ma ogni famiglia saprà interpretare al meglio le ricette del buonumore.